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Questo spot fa passare il messaggio che se non si fanno figli in Italia è perché i giovani, e nello specifico le donne, sempre loro, sono più occupati a bighellonare e a fare happy hour che pensare al futuro. Il messaggio che passa è umiliante per le donne, per i giovani precari, per le ragazze che si sentono chiedere se sono fidanzate o sposate al colloquio come prima domanda, per le mamme che devono conciliare senza aiuti lavoro, casa, bambini e subire magari anche i commenti acidi se chiedono un premesso in più, per le coppie che hanno difficoltà ad avere figli, per chi per scelta non li vuole… più che indignata sono intristita. Perché così le persone (le donne soprattutto) di nuovo sono ridotte ad oggetti, reificate, rese puri corpi. Non ti chiedono di diventare una persona adulta, capace di accogliere una vita con impegno e amore. Ti chiedono di fare il tuo “dovere”. Perché la maternità non è una vocazione che una può avere o meno, no, la maternità è un “dovere”. Perché le donne non devono e non possono essere padrone del proprio corpo. Mai… poi facciamo i paladini dell’anti-burkini!

Questa riflessione si faceva con degli amici qualche giorno fa (non cito i nomi), di fronte alle insultanti immaginette della ragazza con la clessidra che ti guarda ironica e ti ricorda che tu, cara la mia donna, sei un po’ uno yogurt. Puoi anche studiare, fare master, andare a fare 100 lavori anche all’estero per guadagnarti in Italia un minimo di stabilità economica: se poi per fare ciò arrivi a 40 anni e non puoi avere figli se non con fatica e dolore è colpa tua. Dovevi pensarci a 20 anni, quando eri più fertile (che poi eri precaria e non potevi crescerlo il pargolo non importa nulla a nessuno).

Andando oltre l’insulto sessista (quello non ce lo facciamo mancare mai), resta l’offesa alle giovani generazioni, vittime di un precariato invasivo che soffoca slanci e futuro. Nelle locandine infatti non c’è scritto che tanti aspettano perché non hanno stabilità economica, perché non ci sono serie tutele alla maternità nel mondo del lavoro, che gli asili costano e che se una coppia ha difficoltà a fare un figlio gli esami e le cure sono a pagamento con prezzi proibitivi. Insomma si potrebbe parlare ore di questi temi ma preferisco dedicare questo spazio alla lettura; allora vi segnalo qui sotto alcuni libri che parlano di genitorialità (perché più che fertile biologicamente sarebbe meglio essere genitori capaci di educare e dare amore), figli, lavoro e tempo che scorre.

Comincio con un saggio “Sognando parità”. Il testo ci fotografa un mondo ancora lontano dalla vera parità, dove le donne vivono la maternità come un aut/aut, spesso oggetto di ricatto professionale e sociale.

A cui faccio seguire un libro utile per capire i salti mortali di chi cerca di fare tutto: “Il tempo delle donne“.

Proseguo con un testo molto utile che ci fa capire meglio quanto ancora nella nostra il società il corpo femminile è ancora oggetto di controllo e strumentalizzazione: “Meat Market”.

Infine propongo un testo che parla appunto di genitorialità. Non basta generare infatti. Occorre costruire relazioni educative capaci di offrire ai nuovi nati accoglienza e rispetto: Transizione alla genitorialità

Cari amici che dire… ancora c’è da fare tanto per superare gli stereotipi e le ipocrisie. Scrivetemi a info@bibliodiversita.it

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