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ASCOLI PICENO – Oltre 662 milioni di euro per la maxi frode  scoperta dalla Guardia di Finanza di Ascoli Piceno nell’ambito dell’operazione denominata “Fast print”. Questo il bilancio di un’articolata attività di polizia economica-finanziaria conclusa dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno, che trova pochi precedenti per entità, avviata all’esito di un sequestro di accessori per l’informatica contraffatti.

LE INDAGINI PARTITE DAL PICENO – Le società coinvolte sono ben 78, di cui 2 qualificate quali cartiere ed altre 76 attive nei settori del commercio di prodotti di consumo informatici, dislocate in mezza Italia: Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. L’indagine è partita dal territorio Piceno, su una partita di cartucce e toner che, oltre ad essere posta in vendita a prezzi concorrenziali, evidenziava differenze nei contenitori di plastica degli inchiostri, presto riconosciuti come contraffatti.

L’ENTITA’ DELLA FRODE – I finanzieri della Compagnia di Ascoli Piceno hanno individuato un’evasione da 396 milioni di euro di ricavi, 109 milioni di euro ai fini dell’I.R.A.P. (Imposta Regionale sulle Attività Produttive), 8,5 milioni di euro di costi indebitamente detratti, 1,5 milioni di euro di ritenute non operate e/o non versate, in aggiunta alle correlate violazioni all’I.V.A. per 147 milioni di euro. Le società, tutte co-protagoniste avrebbero anche utilizzato fatture per operazioni inesistenti. La pericolosità del fenomeno, oltre all’immediato danno arrecato all’erario, riguarda anche la sleale concorrenza da parte delle imprese coinvolte nei confronti degli imprenditori onesti: praticare un prezzo più basso grazie alla frode consente infatti di attrarre maggiori clienti, come anche di ottenere risultati vantaggiosi a discapito delle imprese sane nell’aggiudicazione di appalti per forniture per la Pubblica Amministrazione.

IL MECCANISMO – I prodotti arrivavano in Italia da Germania, Olanda, Romania, Estonia, Danimarca, Austria, Regno Unito, Ungheria, Cipro, Svizzera, Lussemburgo e Slovenia, venivano poi spediti direttamente ai reali acquirenti nazionali, senza mai entrare nella effettiva e materiale disponibilità delle società intermediarie. Queste di fatto provvedevano solamente ad emettere le false fatture di vendita per “nazionalizzare” la merce, oggetto di importazione comunitaria, e creare il credito I.V.A. in capo agli effettivi acquirenti in base a simulate operazioni nazionali. Per rendere più difficoltosa l’individuazione delle partite irregolari, tra le ditte di copertura e quelle destinatarie erano state interposte altre imprese “filtro”, aventi il solo compito di documentare le movimentazioni dei prodotti: registravano le fatture di comodo, emettendo poi analoghe fatture di vendita false a beneficio degli effettivi utilizzatori.

LE DENUNCE – La Guardia di Finanza di Ascoli Piceno, attraverso le indagini di polizia giudiziaria coordinate dalla Procura della Repubblica di Ascoli Piceno, ha denunciato 87 persone per fatturazione di operazioni inesistenti, occultamento di documentazione contabile, riciclaggio, impiego di denaro di provenienza illecita, contraffazione e ricettazione.

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