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Martedì 13 dicembre alle ore 10:00, presso la libreria “La Rinascita ” si è svolto il secondo incontro riguardante il progetto “Scrittori a scuola”. Questa volta sono i ragazzi della scuola media “Appignano del Tronto” ad essersi presi l’onere di presentare il libro di Cristiano Cavina, “Pinna Morsicata”. Per la prima volta dal 2010, sono degli studenti delle medie ad essersi messi in gioco per partecipare a questo programma al quale, prima di adesso, avevano aderito solo ragazzi più grandi. Nonostante la loro giovane età, sono riusciti ad esporre in modo chiaro e divertente la storia del delfino Pinna Morsicata.

Quest’ultimo è un membro del Clan di Muso Lungo, nonché il protagonista del romanzo di formazione. All’inizio della storia uno squalo lo aggredisce e gli “morsica” la pinna. Dopo questo avvenimento il protagonista perde la gioia di vivere, si allontana da clan  e l’unica cosa che desidera è quella di scomparire. Decide così di abbandonarsi alle profondità del mare che, come afferma l’autore “non saremo mai in grado di esplorare per intero”, ma incontra Spigolo, un pesce molto buffo che ha la forma di una valigia e che, al contrario del delfino, è estremamente vitale e spiritoso. Dopo il loro incontro la vita di Pinna Morsicata non sarà più la stessa, scoprirà cos’è l’amicizia e affronterà tante avventure che lo faranno crescere. 

Inizialmente i ragazzi hanno rappresentato il libro leggendo degli stralci testuali e mettendoli in scena con delle piccole rappresentazioni. Hanno creato delle sagome di cartone che raffiguravano i protagonisti e che erano collegate a dei bastoni. Gli studenti, quindi, muovevano ed animavano i personaggi, nascondendosi dietro ad un foglio di cartone dov’era disegnato il mare, riuscendo a fare diventare la storia del delfino molto realistica ed interessante. Dopo la loro interpretazione del libro, hanno posto delle domande all’autore il quale ha risposto in maniera molto esaustiva e divertente. Uno dei primi quesiti che gli sono stati posti riguardava l’amicizia visto che questo è uno dei temi principali del libro. Lo scrittore ha risposto che l’amicizia per lui è molto importante in ogni età della vita.Gli è stato inoltre chiesto come fa ad inventare i nomi dei personaggi e lui ha risposto che è molto facile poiché nel suo paese, in Romagna,è abitudine diffusa quella di chiamarsi con dei soprannomi e spesso gli amici si inventano nuovi appellativi. Ha inoltre aggiunto che il suo soprannome è “Il Peggiore”. Un’altra domanda che è stata posta è quella riguardante la creazione e l’ideazione della storia. Egli ha spiegato che tutto è nato da una specie di “allucinazione” avuta mentre guardava suo figlio giocare con gli amici. Racconta di aver visto davanti ai suoi occhi “il sole che tramontava sul mare creando la tipica striscia rossa riflessa sull’acqua e in lontananza, all’orizzonte, una pinna morsicata”.

Da quel momento ha avuto inizio la storia del delfino. Inoltre, come in tutti i suoi libri, l’autore narra un accaduto che fa parte dei suoi ricordi. Racconta infatti che una delle ragioni per cui scrive è quella di salvare e ricordare le storie accadute durante gli anni della sua vita.Ha inoltre aggiunto che scrivere per lui è anche un modo per esprimere i sentimenti che non è abituato a manifestare a causa dell’educazione rigida che ha ricevuto. Cavina inoltre spiega che la storia di Pinna il delfino è incentrata sul tema di ” come ci si può spezzare il cuore da soli”, infatti quest’ultimo, di sua spontanea volontà decide di allontanarsi dal suo clan e quindi di  fare un torto a sé stesso, ferendosi con le sue stesse “mani”. Un’altra domanda che è stata posta allo scrittore è se ha sempre amato leggere e se ha dei libri preferiti. Ha risposto che da quando ha imparato a leggere è diventato un lettore accanito perché, nei libri si può essere chi si vuole e vivere delle avventure che nella realtà non si potrebbero compiere. Inoltre ha raccontato che la casa in cui vive è “piena di libri, persino nei mobili dove si dovrebbero tenere le bottiglie”. Ha anche aggiunto che possiede un scaffale “speciale” sorvegliato da pupazzetti della “Marvel” che lui colleziona, e dove tiene i suoi libri preferiti, tra cui “Il conte di Montecristo”. Un altro quesito che i ragazzi gli hanno posto è se ha  sempre voluto fare lo scrittore. Cavina ha risposto che da piccolo avrebbe voluto fare il frate perché, dopo aver visto “Star Wars” pensava che tutti gli ordini monastici fossero come quelli degli “Jedi” e che dessero in dotazione, con il saio e il crocifisso, una spada laser. Successivamente, alle superiori, ha capito che i sacerdoti erano persone comuni e quindi ha cambiato sogno: diventare un rockstar. Ha affermato di essersi allenato costantemente dopo la scuola, a volte senza fare i compiti, ma dopo qualche anno si è accorto, come egli stresso spiega, “di essere scarso” e quindi ha cambiato nuovamente aspirazione. La sua passione è nata in un pomeriggio, quando aveva 17 anni,come quasi ogni adolescente, in quel momento, non aveva voglia di studiare e cercava un modo per impegnare il tempo in maniera alternativa. Mentre camminava per casa, ha raccontato di aver trovato la macchina da scrivere della madre e di essersi messo a premere i tasti, ritrovandosi, quasi per caso, a scrivere una storia lunga dieci pagine e che a parer suo “faceva schifo”.

Da quel momento però ha iniziato a scrivere e ad inventarsi dei racconti con il solo scopo di divertirsi ed esprimere i suoi pensieri. L’ultima domanda che gli è stata posta è come e quando trova ispirazione. Cavina ha spiegato che quando inizia a scrivere preferisce finire la storia prima possibile e che predilige scrivere di mattina piuttosto che di sera. Inoltre ha affermato che per poter elaborare il testo deve aver con sé: il suo computer, un bloc-notes dove prende appunti e spesso disegna alcuni avvenimenti, le sigarette e l’immancabile “Estathè”. L’autore inoltre ha spiegato che spesso i fatti, nella storia, prendono una direzione che prescinde dalla sua volontà, quasi come se il racconto esistesse già e lui avesse solo l’onore di trascriverlo su carta. Infine afferma che per lui scrivere è come essere “un calciatore che fa gol anche se non voleva esattamente tirare in quel lato della porta”. 

Gli autori dell’articolo sono gli studenti della III A.F.M., ITCG “Umberto I” di Ascoli.

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