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È decisamente partita con il piede giusto la seconda edizione di RisorgiMarche, festival che ha visto la luce lo scorso anno per la rinascita dei luoghi e delle comunità colpite dal sisma.

Il concerto di Piero Pelù ha dato il via alla rassegna nella splendida cornice di Forca di Presta, località scelta dagli organizzatori per due motivi: in primis per la solidarietà e la vicinanza al comune di Arquata del Tronto, uno dei più lacerati dal terremoto, come testimonia in maniera inequivocabile il passaggio attraverso l’unica strada disponibile per raggiungere il luogo; inoltre, la stessa location era stata inizialmente selezionata un anno fa per l’esibizione di Niccolò Fabi, che fu poi spostata a Spelonga per motivi di sicurezza.

La zona, situata ai piedi del Monte Vettore e al di qua della Piana di Castelluccio, è stata inondata dai raggi del sole, non senza qualche folata di vento fresco, per quella che può definirsi una classica giornata estiva di montagna.

Il pubblico, presente in qualche migliaio e che, in tutta probabilità, comprendeva molte unità al di fuori della provincia di Ascoli Piceno e della regione Marche, attendeva l’evento con ansia, come dimostra l’esaurimento dei posti auto avvenuto nei giorni precedenti.

E, in effetti, il colpo d’occhio a pochi minuti dall’inizio dello spettacolo, unito alla bellezza naturale del paesaggio, è da togliere il fiato.

Il racconto del concerto

L’arrivo di Neri Marcorè, ideatore e direttore del festival, accolto dagli applausi e dai ringraziamenti a gran voce dei presenti, è già qualcosa di emblematico e l’attore, dal canto suo, si dichiara grato alla nutrita folla per una partecipazione tutt’altro che scontata, prima di lasciare la scena a Piero Pelù, incaricato di portare un po’ di rock and roll sui Monti Sibillini.

Il concerto, infatti, è stato contrario a ogni convenzioni del RisorgiMarche: seppure in maniera pacifica, l’ex frontman dei Litfiba ha chiesto più volte agli spettatori di alzarsi in piedi e, in occasione di Tutti Fenomeni, uno dei primi brani in scaletta, ha concesso una completa invasione di palco ai fan delle prime file.

Un’ora e venti di musica, accompagnata dal gruppo dei Bandidos, in cui la rockstar fiorentina ha sfoderato quasi tutti i suoi pezzi più iconici, da quelli con la sua storica band agli altri realizzati da solista, passando anche attraverso un paio di cover, tra cui una rivisitazione de Il Pescatore di Fabrizio De Andrè, sempre coinvolgendo il pubblico con il suo carisma e mantenendo alta la soglia dell’intrattenimento.

Per un concerto suonato in cima a una montagna alle quattro di pomeriggio che, a suo dire, non dimenticherà mai.

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