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Ci vuole un fiore è il titolo del progetto promosso dall’Anffas di Ascoli Piceno in collaborazione con la Fondazione Carisap, Umea, Amici nella natura e Impronte Pet Therapy.

Il progetto ha preso il via a inizio 2018 e ora è pronto a partire con una nuova serie di iniziative. Dopo il laboratorio per la gestione del verde, coltivazione di fiori, ortaggi e piante officinali, da novembre partono il laboratorio di ceramica e la pet therapy.

Cos’è l’Anffas

Anffas è l’acronimo di Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e Relazionale. Quella ascolana è una delle 180 sedi presenti su tutto il territorio italiano ed è nata, proprio come la struttura principale, ben 60 anni fa grazie a Gina Bernabei, maestra e madre di un figlio con Sindrome di Down che voleva per lui un’esistenza dignitosa e autonoma da libero cittadino.

L’associazione oggi è la massima rappresentante sul tavolo di governo, ha vinto molte battaglie per garantire il pieno rispetto della dignità umana, dei diritti di libertà e di autonomia della persona disabile; ne ha promosso la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società e negli ultimi mesi ha lavorato alacremente per la legge sul Dopo di noi.

Spesso purtroppo i fondi sono scarsi e per il suo sostentamento l’associazione ha dovuto ricorrere a oblazioni. Il terremoto del Centro Italia ha aggravato una situazione preesistente, rendendo la sede ascolana inagibile. Lasciare la struttura è stato per ragazzi molto destabilizzante e per i responsabili un’impresa molto ardua. Dopo varie ricerche, attualmente l’Anffas si trova lungo corso Mazzini, presso il Palazzo Sgariglia che in parte è dedicato all’housing sociale. Si tratta di una sistemazione molto costosa e la speranza della presidentessa è che vi sia presto un rimborso.

Ci vuole un fiore, in cosa consiste il progetto

Come spiegato da Maria Teresa D’Angelo, i germogli multicolori del manifesto vogliono essere un vivace segnale di speranza, mentre il titolo del progetto Ci vuole un fiore è un chiaro riferimento alla canzone scritta da Gianni Rodari, intonata da Sergio Endrigo e musicata da Luis Bacalov.  

L’idea è germinata grazie a un’esperienza precedente, L’orto della nonna, grazie al quale il disabile non solo imparava a coltivare gli ortaggi, ma a rapportarsi con gli altri e soprattutto con i nonni che raccontavano storie dense di memoria e tradizione. Purtroppo il progetto non aveva continuità a causa delle variazioni metereologiche e da quella lacuna è nata l’intuizione: costruire una serra.

Il progetto Ci vuole un fiore sarà costituito da tre fasi che di volta in volta si intersecheranno:

  1. gestione del verde, coltivazione di fiori, ortaggi e piante officinali,
  2. pet therapy;
  3. laboratori di ceramica costituiti principalmente dalla manipolazione della creta nei locali Anffas.

Come specificato da Morena Cavucci: l’Orto-Terapia favorirà la conoscenza delle piante e la cura di esse; la Pet-Therapy sarà fondamentale per entrare in relazione con l’animale e conoscerne le caratteristiche principali, nonché il rispetto di esso; la manipolazione della creta darà concretezza agli elementi della natura: terra, acqua, aria e fuoco.

Ci vuole un fiore è progetto che prenderà il via a fine aprile, terminerà nel 2020 e sarà caratterizzato da un insieme di attività dedicate a circa 20 disabili.

Ogni attività durerà all’incirca 2 ore e sarà finalizzata alla conoscenza della natura, dei suoi elementi e dei cicli biologici.

Gli obiettivi dell’iniziativa saranno:

  • promuovere il benessere psico-fisico del disabile;
  • favorire l’autonomia personale;
  • accrescere le competenze del disabile e svilupparle in maniera tangibile così da potenziare l’autostima;
  • offrire una risposta concreta alle esigenze di riabilitazione dei Centri Diurni;
  • incoraggiare l’inclusione sociale.

Le attività e gli enti promotori

Umea

L’Umea, acronimo di Unità Multidisciplinare per l’Età Adulta, viene seguita dal dr. Vinicio Alessandroni, il quale in riferimento a Ci vuole un fiore ha affermato: Attualmente vi sono degli spazi cristallizzati. Spesso vi sono solo contenitori per attività destinate a persone con disabilità gravi e gravissime o per iniziative rivolte a persone con deficit mentali molto lievi e quindi anche capaci di svolgere un’attività lavorativa. In mezzo vi è una fetta molto ampia che ha bisogno di risposte e possibilità di sperimentazione sotto una situazione di tutela così da occupare il tempo in maniera riabilitativa e gratificante. Ci vuole un fiore va proprio a colmare tale lacuna. L’UMEA in questa circostanza avrà il compito di supervisionare le attività e individuare i possibili fruitori del progetto. Ormai è una certezza, l’ortoterapia o la terapia orticolturale è un efficace metodo riabilitativo. Pertanto l’Umea approva l’iniziativa che vuole potenziare il benessere psico-fisico del disabile attraverso l’apprendimento delle tecniche flori-vivaistiche.

Amici della Natura

L’associazione già operativa con gli orti sociali, è nata 6 anni fa per qualificare il tempo delle persone con persone in difficoltà fisica, psichica e/o sociale.  In quest’occasione offrirà – come specificato – la possibilità di installare una serra, la quale ospiterà degli orti rialzati, così da facilitare coloro che hanno problemi di movimento. Qui si praticherà  l’Ortoterapia o Terapia orticolturale.

Come ha spiegato Silvia Casini: Prendersi cura di organismi viventi, possibilmente in gruppo, stimola la socializzazione e il senso di responsabilità. A livello fisico, inoltre, sollecita l’attività motoria, migliora il tono generale dell’organismo e dell’umore, attenuando stress e ansia. Con tale consapevolezza nasce l’idea del progetto Ci vuole un fiore, durante il quale i ragazzi saranno seguiti dal personale specializzato Anffas ma anche da un agronomo.

Impronte Pet Therapy

L’associazione ha incominciato la sua attività 5 anni fa grazie all’Anffas e in seguito a un corso regionale dedicato alla Pet Therapy, una modalità assistita di terapia fra animali e ragazzi disabili.

Impronte si occuperà della relazione con gli animali, in particolare quelli da affezione e poi, mediante una già comprovata esperienza, gestirà il laboratorio di ceramica.

Rossella Gueli ha spiegato: il cane è il mezzo giusto per affrontare questo percorso perché entra in empatia con l’altro attraverso canali comunicativi diversi da quelli adottati dalle persone cosiddette normodotate. Il cane non giudica, interagisce e sviluppa così l’autostima. L’accudimento riguarda le piante, ma anche l’animale. Aiuta a sviluppare l’area motoria così come quella cognitiva. La Pet Therapy sarà caratterizzata da tre diverse fasi: una prima con sedute referenziali senza la presenza dell’animale, una seconda con sedute osservative e poi una terza in cui finalmente si entrerà in contatto con i due cani.

Il progetto Ci vuole un fiore si svolgerà presso la sede operativa dell’ANFFAS Onlus in C.so Mazzini n. 81/83 ad Ascoli Piceno e presso la sede di Amici della Natura in via Monticelli n. 138.

 

 

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