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Oggi voglio parlavi del romanzo di Donatella Di Pietrantonio L’Arminuta. Questo libro è un vero capolavoro e invidio molto tutti coloro i quali ancora non lo hanno letto perché potranno essere catturati dalla potenza di una scrittura unica e attenta.

L’autrice ci racconta nel libro la storia durissima di una bambina che è “Arminuta” cioè ritornata dalla casa adottiva a quella dei genitori naturali. Al di là di ogni cliché sul valore della famiglia ci troviamo di fronte una storia senza fronzoli dove gli egoismi degli adulti feriscono e usano i bambini come elemento per la loro personale soddisfazione.

Donatella di Pietrantonio, di cosa parla L’Arminauta

L’Arminuta è una storia di madri e figli ma dura e senza fronzoli. La povertà che è lo sfondo di tutta la narrazione diventa più che una povertà di beni una sorta di fragilità e aridità di sentimenti. Nella desolata terra degli affetti della protagonista ci sono però alcune figure che la salvano e l’aiutano a costruire una dolorosa maturità.

La sorella Adriana diventa allora un’ancora, un legame di sangue in un mondo che piano piano svela la sua pochezza e meschinità.

Davvero, vi ritengo fortunati lettori se ancora non avete incontrato lo stile e i romanzi di Donatella di Pietrantonio. E non solo l’Ariminuta ama anche gli altri, come il toccante “Mia madre è un fiume” e “Bella mia”. Anche in questi libri al centro c’è il rapporto con la madre e le proprie radici.

Storie forti e severe che spaccano il cuore e ci obbligano a riflettere sul nostro rapporto con il mondo e la famiglia.

I libri migliori di Donatella di Pietrantonio

Mia madre è un fiume è la storia di una figlia a contatto con una madre malata.

Il racconto di un amore tra madre e figlia “andato storto da subito”. Quando infatti Esperia mostra i segni di una malattia che le toglie la memoria, è tempo per la figlia di prendersi cura di lei e aiutarla a ricostruire un’identità smarrita.

Inizia così, giorno dopo giorno, il racconto di un passato dal quale riaffiorano ricordi dolcissimi e crudeli, riprendono vita le figure dei familiari e degli abitanti della piccola comunità montana che le ha viste nascere e crescere entrambe.

In un Abruzzo luminoso e aspro, che affiora tra le pagine come una terra mitologica e lontana, le fatiche della campagna, l’allegria dei matrimoni, la ruvidezza degli affetti, l’emancipazione dall’analfabetismo e la fine della sottomissione femminile si intrecciano al racconto di una lenta metamorfosi dei sentimenti in un indissolubile legame madre-figlia che oscilla tra amore e odio, nostalgia e rifiuto.

Bella mia è invece un racconto struggente che prende avvio da una delle tragedie che più hanno segnato l’Abruzzo e la memoria collettiva del centro Italia. Il terremoto che ha devastato l’Aquila. DA qui prende le mosse l’io narrante, una donna che si ritrova ad essere madre adottiva all’improvviso, quando la sorella gemella, che sembrava predestinata alla fortuna, rimane vittima del terremoto de L’Aquila.

Marco, orfano e nipote adolescente e sconvolto da lutto, viene affidato in un primo tempo al padre, che però non sa come occuparsene. Prendersi cura del ragazzo spetta dunque a lei e alla madre anziana, trasferite nelle C.A.S.E. provvisorie del dopo-sisma.

Da allora il tempo trascorre in un lento e tortuoso processo di adattamento reciproco, durante il quale ognuno deve affrontare il trauma del presente, facendo i conti con il passato. Ed è proprio nella nostalgia dei ricordi, nei piccoli gesti gentili o nelle attenzioni di un uomo speciale, che può nascondersi l’occasione di una possibile rinascita.

Questi tre libri sono tre diamanti da leggere assolutamente. Se poi vi fa piacere vi segnalo che l’autrice sarà nostra ospite questo giovedì in librerie per una serata speciale alla Rinascita.

Scrivetemi a info@bibliodiversita.it

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