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Il Maestro Paolo Lazzarotti è uno dei più apprezzati ceramisti della città di Ascoli Piceno, nella quale opera da molti anni. Il ceramista ascolano crea, con la delicatezza e la precisione dei suoi tratti di pennello, scene religiose, racconti mitologici e scorci architettonici di Ascoli. Nel laboratorio dell’artista, le forme e i colori hanno una vita propria e sfociano nei suoi fantastici e incantevoli manufatti in ceramica. Nei soggetti di Lazzarotti, sono presenti atmosfere luminose e magiche, simili a quelle che si possono trovare nei quadri del pittore quattrocentesco Carlo Crivelli, che ad Ascoli visse uno dei suoi periodi più fortunati.

Quando ha iniziato la sua attività di ceramista?

Ho iniziato a lavorare la ceramica 41 anni fa, nel 1978 ho appreso i primi rudimenti in questa materia. Sono stato per diversi anni nella bottega storica del ceramista Cinelli fino al 1984. Poi, nel 1985, ho iniziato la mia attività in Via dei Soderini ad Ascoli, aprendo la mia “Bottega della Ceramica”, che è suddivisa in due spazi: un locale è riservato al laboratorio, mentre un altro all’esposizione. Sono due locali storici ed antichi, vincolati dalla Sovrintendenza. In occasione dei miei quarant’anni di attività, il Presidente della Repubblica Mattarella e il Prefetto di Ascoli mi hanno conferito l’onorificenza di “Cavaliere della Repubblica”.

Quali sono le fasi di lavorazione della ceramica?

La prima parte è la forgiatura dei manufatti (che a volte vengono prodotti in laboratorio con il tornio, mentre altre volte sono provenienti dalle zone umbre). In seguito avviene l’essiccazione, seguita dalla prima cottura a 1000 gradi (detta anche “grande fuoco”). Poi viene fatta la smaltatura degli oggetti (perché si tratta di “maiolica”). La caratteristica di gran parte delle ceramiche ascolane è, infatti, la “maiolicatura”. Dopo la smaltatura, si procede alla decorazione dei manufatti e poi avviene la fusione nel forno, che porterà al prodotto finito.

Quali strumenti utilizza per svolgere il suo mestiere?

Lo strumento più importante ed essenziale sono i pennelli, utilizzati per la decorazione. Poi ci sono gli smalti e i colori specifici che servono per la decorazione dei manufatti, oltre alle stecche usate per modellare le argille. Infine, ci sono i forni per la cottura dei manufatti.

Quanto è antico il rapporto tra la città di Ascoli Piceno e la ceramica?

La lavorazione della ceramica nella città di Ascoli è presente fin dal Medioevo, ai tempi delle corporazioni. Negli Statuti storici, era presente la corporazione dei “figuli”, ovvero dei lavoratori della ceramica. Inoltre, Ascoli Piceno fa parte dei 35 luoghi d’Italia in cui si produce la “Maiolica artistica di tradizione”, come viene certificato da un marchio specifico. Quello del ceramista è un mestiere che porta indietro nel tempo e richiede l’utilizzo di tutti gli elementi presenti in natura (acqua, aria, terra e fuoco).

Una delle innovazioni, rispetto ai tempi antichi, sono i sistemi di cottura: prima c’erano le fornaci alimentate a legna, ora si utilizzano i forni elettrici. Sono cambiati anche i colori e gli smalti, che un tempo venivano prodotti personalmente, mentre oggi sono forniti da ditte specializzate. Infine, in passato le terre venivano lavorate in bottega, mentre ai giorni nostri sono già pronte per l’uso e raffinate.

Ci sono delle differenze tra la ceramica ascolana e quelle prodotte in altre città?

Ci sono delle differenze che riguardano i colori, le decorazioni e spesso le forme di alcuni oggetti. C’è, poi, una differenza che riguarda la tipologia di ceramica. Le “maioliche”, le “porcellane” e le “terraglie” sono tutte delle “ceramiche”. La differenza è che la “maiolica” viene fatta con terra rossa o argilla bianca, poi viene cotta a temperatura più bassa; per questo è più fragile e meno resistente rispetto alla “porcellana”, che ha un particolare tipo di lavorazione, viene fatta con il “caolino” e viene cotta a temperature più elevate. Inoltre, mentre nelle “maioliche” prima avviene la smaltatura e poi la decorazione, nelle “porcellane” la decorazione avviene direttamente sulla terra modellata.

Quali artisti costituiscono una fonte di ispirazione per le sue opere?

La mia ispirazione sono gli artisti del Quattrocento (come Crivelli, Pinturicchio, Botticelli, Mantegna). Ma, nelle opere da me realizzate, faccio riferimento anche agli artisti e ai ceramisti del Settecento, e soprattutto a quelli del Novecento.

Lei svolge anche un’attività riguardante la Quintana di Ascoli Piceno?

Mi occupo della ricerca storica, per i tessuti e i modelli dei costumi dei figuranti che sfilano nel Corteo storico della Quintana. E’ una mia passione, che si accompagna al mio mestiere.

Che tipo di emozioni le trasmette il suo lavoro?

Provo ancora le emozioni di quando ho iniziato. Lavorare la ceramica è molto affascinante, perché c’è l’impatto con la manualità, che consente di fissare le proprie idee e i propri pensieri. Inoltre, dà l’idea di avere a che fare con qualcosa di magico, perchè è presente la trasformazione che il fuoco opera sui manufatti. Il fatto che, da un materiale povero come la terra, attraverso vari passaggi di lavorazione, prenda vita un oggetto prezioso che viene ammirato da molte persone, fa parte dell’artigianalità e del lavoro artistico.

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