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Secondo il Censis il numero degli avvocati dal 1995 al 2017 è aumentato del 192%, per continuare a parlare di numeri, sono 4 i professionisti legali su 1000 abitanti. Ma, con le nuove tecnologie e i tempi che corrono, ha ancora senso parlare di avvocato tradizionale? Se la professione è in estinzione, perché sono così tante e affollate le università di giurisprudenza, anche telematiche come Unicusano?

Evoluzione, non estinzione

Una categoria di avvocati sicuramente è destinata a svanire: coloro che non sapranno adattarsi ai tempi. Come tutte le professioni, anche quella dell’avvocatura sta cambiando, si occuperà di nuove mansioni, ricoprirà nuovi profili nelle aziende, però diciamolo, un legale, che sappia come funzionano norme, leggi e codici è sempre necessario. Per questo anche alcune università di giurisprudenza si stanno adattando, cercando di rispondere al meglio alla richiesta del mondo lavorativo: un esempio viene dalle università telematiche che pianificano la propria offerta formativa per un concreto e rapido inserimento nel contesto reale di una società privata o della Pubblica Amministrazione.

Quali sono le ragioni del cambiamento?

Possiamo individuare le ragioni del cambiamento in quelle indicate da Susskind, giurista e docente di Oxford, nel suo libro “L’avvocato di domani”:

  • Il costo elevato dei servizi legali per cittadini e imprese, quindi non tutti possono averne accesso.
  • Liberalizzazione che prende sempre più piede, avviata già in alcuni paesi come l’Inghilterra.
  • L’utilizzo della tecnologia.

I nuovi ruoli dell’avvocato.

Dimentichiamo allora la figura dell’avvocato a cui siamo abituati, intento a leggere carte e documenti dalla sua scrivania in noce sommersa di fascicoli – rigorosamente chiusi in cartelline di cartoncino. Già dagli studi nelle università di giurisprudenza dovrà acquisire nuove competenze, sia di carattere hard – ovvero pratico, come l’utilizzo della tecnologia, il destreggiarsi tra i vari portali e sistemi informatici necessari, sia softskills, cioè tutte quelle capacità di tipo umano e relazionale.

Implementare le proprie softskills

Non solo studio matto e disperatissimo, quindi, per gli studenti all’università di giurisprudenza. È importante dedicarsi anche a tanti altri aspetti della propria personalità, è importante l’intelligenza smart, la creatività, essere in grado di ideare e articolare nuove soluzioni e nuove strategie, nonché saper comunicare in maniera personalizzata ma sempre adatta alla situazione. Chi pensa che sia troppo complicato, non ha mai sostenuto l’esame di diritto commerciale!

Nuove professioni

Cambiando la società, muteranno i ruoli lavorativi richiesti e questo non cambia anche per i profili legali. Per questo vediamo nascere tante nuove professioni per chi ha studiato all’università giurisprudenza: è il caso del responsabile del project management, come dell’esperto delle controversie on line, oppure dell’addetto alla R&S, che si occuperà della progettazione di nuovi servizi. In quali aziende cercare impiego? Sicuramente ancora negli studi legali, ma anche nelle società di consulenza e revisione, nei fornitori di know-how giuridico o nelle aziende legal-tech.

La sfida delle università

Ora, ciò che resta da scoprire a pieno, è se le università di giurisprudenza saranno pronte ad accogliere tali cambiamenti e ad aggiornarsi. Se sarà più complicato per i grandi atenei e i sistemi accademici con un passato secolare alle spalle, sicuramente più agili nel cambiamento saranno i campus telematici, come l’Università degli Studi Niccolò Cusano.

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