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Si è svolto questa mattina a Roma, presso il Pio Sodalizio dei Piceni, un incontro con i sindaci del cratere promosso dall’Anci. Erano presenti i “primi cittadini” delle zone terremotate di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria assieme a numerosi amministratori del Piceno.

“Ho scelto, come sempre, dal 24 agosto del 2016, di stare a fianco dei sindaci marchigiani del cratere e sono oggi qui a rappresentare la Regione”, ha sottolineato la vicepresidente della Regione Marche Anna Casini, nel suo intervento svolto nel corso della riunione. Presente anche Guido Castelli: “la situazione è ormai insostenibile e, quel che è peggio, sta procurando una inesorabile eutanasia delle nostre terre. Oggi, dopo tre anni di silenzio colpevole, si levano voci sdegnate di protesta dalla Regione Marche”.

Sindaci del cratere, l’incontro di oggi

La vice presidente Casini ha ribadito le criticità emerse nel decreto sisma e appoggiato le richieste dei sindaci: “Sono le stesse che ribadiamo, inutilmente da tre anni. Senza lo snellimento della ricostruzione pubblica e privata, senza la stabilizzazione dei tecnici assunti e formati, senza una loro implementazione organica, non si va da nessuna parte. Questi sono i veri problemi che ostacolano la ricostruzione e che il decreto sisma non affronta. Altre questioni sono state recepite, ma queste, essenzialmente politiche, cioè di scelte strategiche per accelerare i lavori, sono rimaste insoddisfatte. Senza la loro attuazione, le aree interne appenniniche terremotate non potranno avere quel rilancio che Regioni e comunità locali chiedono con forza”.

Guido Castelli non fa sconti: “Autentiche facce di bronzo che cercano di far dimenticare le proprie gravi responsabilità alzando tardivamente i toni. Un po’ come quei medici che urlano più del malati. Si avvicinano le elezioni regionali e anche chi ha taciuto in questi tre anni si erge a censore. Dov’erano questi signori quando lo scempio si è compiuto? Non sanno che l’albero della ricostruzione è nato storto fin dall’inizio e cioè da quel decreto 189, sbagliato e confuso, che ha sequestrato i comuni assoggettandoli alla burocrazia regionale e statale? Nelle Marche avevamo un modello, quello del sisma del 1997, che aveva funzionato ma si è preferito inseguire altro esempi ritenuti politicamente più affini. E le Marche pagano”.

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