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Coronavirus: attraverso una nota, il Ministero dell’Interno ha voluto fare chiarezza sull’accesso dei fedeli alle chiese e sui riti della Settimana Santa, visto l’avvicinarsi del periodo pasquale. Inoltre, il Ministero ha spiegato le misure di sicurezza per la celebrazione dei matrimoni in chiesa. La Pasqua è una delle festività centrali dell’Anno liturgico, ma, purtroppo, quest’anno i cattolici italiani potranno assistere alle Messe e alle celebrazioni pasquali soltanto tramite la televisione e la trasmissione in streaming.

Probabilmente, le misure restrittive del Governo (orientate ad evitare la diffusione della pandemia) saranno prorogate fino a metà aprile, comprendendo anche la Settimana Santa. Il Ministero dell’Interno ha precisato che le chiese rimarranno aperte; tuttavia, i fedeli potranno recarsi in chiesa, ma soltanto in occasione di spostamenti determinati da esigenze lavorative, oppure da situazioni di necessità.

Coronavirus: nota del Ministero dell’Interno su accesso alle chiese e riti della Settimana Santa

La Segreteria generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), rappresentando la posizione della Chiesa e il disagio di molti fedeli, nei giorni scorsi ha posto alcuni quesiti al Ministero dell’Interno italiano, e al Ministro Luciana Lamorgese, relativi in particolare alla possibilità di raggiungere le chiese, alle modalità di partecipazione alle celebrazioni della Settimana Santa e allo svolgimento dei matrimoni in Comune o in chiesa. A questi interrogativi, il Viminale ha risposto con una Nota ufficiale, inviata alle Prefetture e alla Direzione centrale degli Affari dei Culti del Ministero dell’Interno.

“Le misure disposte per il contenimento della pandemia – spiega il documento del Ministero – consistono in provvedimenti anti-contagio e non prevedono la chiusura delle chiese, salvo eventuale autonoma decisione dell’autorità ecclesiastica”.

Al primo quesito, relativo alla possibilità, per il fedele, di uscire di casa, provvisto di autocertificazione, per recarsi a pregare in chiesa, la Nota del Ministero dell’Interno indica: “E’ necessario che l’accesso alla chiesa avvenga solo in occasione di spostamenti determinati da comprovate esigenze lavorative, ovvero per situazione di necessità e che la chiesa sia situata lungo il percorso, di modo che, in caso di controllo da parte delle Forze di polizia, possa esibirsi la prescritta autocertificazione o rendere dichiarazione in ordine alla sussistenza di tali specifici motivi”.

Il secondo quesito della CEI poneva la necessità di sapere se, in occasione della Settimana Santa, per garantire un minimo di dignità alla celebrazione, accanto al celebrante possa essere assicurata la partecipazione di un diacono, di chi serve all’altare, oltre che di un lettore, un cantore, un organista ed, eventualmente, di due operatori per la trasmissione. Su questo punto, il Viminale ha ribadito l’obbligatorietà di rispettare le misure sanitarie, a partire dalla distanza fisica.

Fermo restando che per i Riti della Settimana Santa, sottolinea la Nota, il numero dei partecipanti sarà limitato “ai celebranti, al diacono, al lettore, all’organista, al cantore e agli operatori per la trasmissione”, tutti costoro “avranno un giustificato motivo per recarsi dalla propria abitazione alla sede ove si svolge la celebrazione e, ove coinvolti in controlli o verifiche da parte delle Forze di polizia, attraverso l’esibizione dell’autocertificazione o con dichiarazione rilasciata in questo senso dagli organi accertatori, non incorreranno nella contestazione e nelle relative sanzioni correlate al mancato rispetto delle disposizioni in materia di contenimento dell’epidemia da Covid-19”.

Il servizio liturgico, precisa l’Autorità governativa, pur non essendo un lavoro, è comunque assimilabile alle “comprovate esigenze lavorative”. Perciò, “l’autocertificazione dovrà contenere il giorno e l’ora della celebrazione, oltre che l’indirizzo della chiesa ove la celebrazione si svolge”.

Infine, il terzo quesito della Segreteria CEI riguardava la celebrazione dei matrimoni. La Conferenza Episcopale Italiana chiedeva chiarimenti sulla celebrazione dei matrimoni in Comune, ma non in chiesa. I matrimoni in chiesa, come spiega la Nota del Ministero dell’Interno, “non sono vietati in sé”. Si precisa, dunque, che “ove il rito si svolga alla sola presenza del celebrante, dei nubendi (sposi) e dei testimoni – e siano rispettate le prescrizioni sulle distanze tra i partecipanti – esso non è da ritenersi tra le fattispecie inibite dall’emanazione delle norme, in materia di contenimento dell’attuale diffusione epidemica di Covid-19”.

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