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Ammortizzatori sociali Marche: dai dati elaborati da Ires Marche, l’istituto di ricerca della Cgil, sull’andamento degli ammortizzatori, emerge una situazione preoccupante per gli effetti che l’emergenza sanitaria causata dal Covid-1  sta producendo e produrrà sull’economia.

I dati, aggiornati al 6 giungo, evidenziano che, nella provincia di Fermo, i lavoratori beneficiari di ammortizzatori sociali Covid sono 14.641, pari al 11,2% di tutti i beneficiari nella regione, ai quali vanno aggiunti 6.858 lavoratori delle aziende artigiane, per un ammontare complessivo di 21.499 fruitori a vario titolo. Nello specifico, sono 7.789 i beneficiari di cassa integrazione ordinaria, 4.439 i beneficiari di cassa integrazione in deroga, 2.413 i beneficiari di Fis (fondo integrazione salariale) e 6.858 i beneficiari di Fsba (fondo di solidarietà bilaterale artigianato).

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Ammortizzatori sociali Marche, il punto della situazione

“Mentre per la cassa integrazione ordinaria, riguardante i lavoratori dell’industria e in parte del settore delle costruzioni, i tempi di pagamento sono regolari, per quanto riguarda i lavoratori di aziende artigiane ed una piccola parte dei beneficiari della cassa integrazione in deroga, ci sono gravi ritardi nei pagamenti non imputabili ad Ebam (ente bilaterale artigianato Marche) ed Inps ma dovuti al ritardo nei trasferimenti delle risorse da parte del Governo”, scrive Cgil, proseguendo: “Un quadro molto preoccupante quello che emerge dall’analisi dei dati perché, nonostante gli importanti provvedimenti assunti dall’Esecutivo, gli effetti prodotti dall’emergenza sanitaria sul nostro tessuto economico e produttivo stanno facendo emergere tutte le fragilità e criticità dell’economia Fermana, già fortemente provata dalla crisi del 2008 e dal sisma. Oltre alla proroga del blocco dei licenziamenti, che scadrà ad agosto, servono altri ammortizzatori sociali che garantiscano una continuità reddituale alle migliaia di lavoratrici e lavoratori della nostra provincia, perché le previsioni per tutto il 2020 e la metà del 2021 non sono per nulla rosee”.

“La crisi causata dalla pandemia deve essere l’occasione per riformare il sistema degli ammortizzatori sociali in senso universalistico, una riforma che garantisca a tutti i lavoratori, a prescindere dalla tipologia di contratto che hanno, stesso trattamento e tempi certi di pagamento. Oggi più che mai la questione della garanzia salariale è centrale per la tenuta dell’economia, per stimolare la domanda interna, perché se le famiglie non avranno la possibilità di spendere non ci sarà una ripresa nel breve e medio periodo”, concludono dalla Cgil.

Cgil, le altre criticità individuate

Le altre tre leve sul quale agire, oltre agli ammortizzatori e la proroga del blocco dei licenziamenti, sono il rinnovo dei contratti nazionali, molti dei quali sono al palo: “bisogna rivolgere un appello alle associazioni datoriali affinché ci sia ripresa del confronto e avvio di un sistema di relazioni sindacali e industriali a livello locale che rilanci la contrattazione aziendale e territoriale”.

Occorre, poi, agire sul fisco: “anche in questo caso serve una riforma dell’attuale sistema di tassazione dei redditi da lavoro e da pensione equa e progressiva, che riduca considerevolmente il gap tra lordo e netto in busta paga”.

“Le sfide che dovremo affrontare nei prossimi mesi saranno dure per tutti, dovremo avere la capacità d’immaginare questa pandemia come l’occasione per affrontare e risolvere le fragilità e criticità del nostro territorio, costruendo le basi per una nuova fase di graduale ripresa economica che metta al centro i diritti di chi lavora. Basi solide che non ci facciano più trovare impreparati ad affrontare altre emergenze sanitarie o eventuali future congiunture economiche”, chiosano dalla Cgil.

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