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Come sappiamo, ogni anno decine di migliaia di italiani, soprattutto i più giovani, decidono di lasciare l’Italia per tentare la fortuna all’estero. Questo fenomeno migratorio è tristemente noto come “la fuga dei cervelli”, derivante dal fatto che la maggior parte di queste persone sono laureate e cercano fortuna altrove.

Secondo alcuni dati, nel decennio 2011 -2021, circa 1 milione di connazionali ha deciso di lasciare la propria terra d’origine; nel solo 2019 sono state 122,020 persone a lasciare il paese mentre nel 2020, causa pandemia, il numero è calato intorno alle 112,000 unità.

Nel 2020, però, oltre 43,000 italiani hanno deciso invece di ritornare in Patria, anche grazie alla diffusione del lavoro da remoto che non costringe più a doversi trovare in una specifica località.
Per incentivare il ritorno dei connazionali, da qualche anno il Governo ha messo in atto delle agevolazioni per il piano “rientro dei cervelli”, soprattutto nell’ambito dei lavoratori autonomi.

Chi ha intenzione di aprire una Partita Iva in Italia e fa parte della casistica del rientro cervelli nel nostro Paese ha la possibilità di scegliere fra due differenti regimi fiscali:

  • il regime semplificato
  • il regime forfettario

Nel secondo caso, però, non bisogna superare nel primo anno di attività ricavi per 65mila euro (cifra che viene riproporzionata a seconda degli effettivi giorni di attività durante l’anno); infatti, se ciò accadesse, dall’anno seguente si sarebbe esclusi dal regime forfettario.
Il ricorso al regime semplificato è previsto, invece, quando non si possono applicare le condizioni imposte dal regime forfettario.

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Come usufruire dell’operazione rientro dei cervelli

Le agevolazioni destinate al cosiddetto rientro dei cervelli si applicano per chi dal secondo semestre del 2019 ha trasferito la propria residenza in Italia.
Ciò permette di pagare i contributi e le imposte unicamente sul 30% del reddito che viene prodotto, fermo restando che esistono delle specifiche condizioni che devono essere rispettate:

  • occorre rimanere per almeno due anni in Italia
  • essere stati residenti per almeno due anni all’estero
  • svolgere attività lavorativa prevalentemente sul territorio italiano

Legge di Bilancio 2022 e rientro dei cervelli

La Legge di Bilancio 2022, per ciò che riguarda le agevolazioni finalizzate al rientro dei cervelli, ha previsto per i ricercatori e per i docenti un canale di fruizione alla proroga a seconda dell’acquisto di una casa o del numero dei figli.

Questo canale vale per chi è tornato nel nostro Paese prima del 30 aprile del 2019 e che al 31 dicembre dello stesso anno usufruiva già della riduzione dell’imponibile. Questo vuol dire che per studiosi e professori i benefici saranno validi per più tempo.

Questa estensione coinvolge i contribuenti che mantengono per l’intero periodo di accesso all’agevolazione la residenza fiscale nel nostro Paese, che possiedono un titolo di studio universitario o equiparato ad esso, che svolgono in Italia attività di ricerca e di docenza, che sono stati residenti all’estero in un periodo non occasionale e che hanno svolto per almeno due anni di seguito attività di docenza o di ricerca documentata in un’università, in un centro di ricerca privato o in un centro di ricerca pubblico.

Che cosa cambia

Con la nuova Legge di Bilancio si va a intervenire sulla revisione di quelle agevolazioni finalizzate al rientro dei cervelli che era stata prevista con il Decreto Rilancio, il quale aveva modificato in maniera parziale le prescrizioni contenute nel decreto legge n. 78 del 31 maggio del 2010 all’articolo 44.

La Legge di Bilancio 2022, in altre parole, prevede delle novità per ciò che concerne l’attuazione del comma 3 ter, ovvero quello che definisce la possibilità di fruire di un calo del 90% del reddito prodotto, sia esso da lavoro dipendente o autonomo, per un numero di anni variabile.
In particolare, per 13 anni se si hanno almeno 3 figli minorenni o a carico (eventualmente anche in affido pre-adottivo); per 11 anni se si hanno 2 figli minorenni o a carico; per 8 anni se si ha 1 figlio minorenne o a carico o se si compra un immobile di tipo residenziale nei 12 mesi precedenti o successivi allo spostamento della residenza nel nostro Paese.

Nel caso in cui non venissero rispettate tali condizioni, ci sarebbero comunque le agevolazioni ma durerebbero solo 6 anni.

I benefici estesi ai ricercatori e ai professori

La Legge di Bilancio 2022, attraverso il comma 763 dell’articolo 1, estende i benefici ai ricercatori e ai professori che sono registrati all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero o che sono cittadini di Paesi membri dell’UE, a condizione che abbiano trasferito prima del 2020 la residenza nel nostro Paese.

Il versamento è di solo il 10% per il reddito di lavoro che è stato generato nel nostro Paese se si ha almeno un figlio minorenne, mentre è pari al 5% nel caso in cui ci siano tre o più figli minorenni a carico. Per quanto riguarda l’acquisto della casa, esso può essere effettuato anche dai figli, dal convivente o dal coniuge, ed è ammessa la comproprietà.

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