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La domanda è d’obbligo: chi è un filosofo?

Gramsci diceva che molti uomini sono filosofi perché, se agiscono, hanno una visione del mondo. Ma noi vogliamo sapere dei filosofi propriamente detti, cioè quelli che, bene o male, con la filosofia ci tirano una paga o un titolo.

Ce ne sono di diversi tipi.

I Filosofi Poeti. Tipo quei naturalisti presocratici, i quali inventavano concezioni dell’Universo che, oltre a tenersi logicamente in piedi, erano anche belle da sentire. Requisito essenziale per queste concezioni: l’assenza totale di uno straccio di controprova scientifica.

I Filosofi Medici. Cioè quelli alla Socrate, che curano le tue idee sbagliate e, facendolo con gentilezza, tengono a farti sapere che non ce l’hanno con te ma solo con l’errore. Onesti e implacabili, non puoi fare a meno di odiarli per il resto della vita.

I Filosofi Già-fatto. Cioè quelli alla Platone, che hanno già pensato tutto ciò che era importante pensare, dopodiché, nei secoli a venire, puoi solo dire che sei d’accordo o no con loro. Oppure trovarti un passatempo meno frustrante.

I Filosofi Ordinatori. Cioè quelli che, ogni tanto, rimettono ordine, tipo Aristotele, spazzando errori vecchi accumulati sotto il tappeto e tracciando nuovi scaffali da riempire. Dai quali, se entri, non uscirai più.

I filosofi Prestidigitatori. Cioè quelli che ti rigirano i concetti come vogliono, tipo i Sofisti, fino a farti sentire contento di prendere martellate sugli alluci e pagare per questo. Geniali preconizzatori degli imbroglioni a venire, la loro dottrina non è esoterica, ma esposta su una bancarella in mezzo alla piazza, sotto il sole, alla vista di tutti. Cioè l’unico posto dove nessuno cerca dei segreti. Grazie a questo, possono continuare a fregare i gonzi.

E poi ce ne sono altri. I Filosofi Sistematici, i Magici, i Linguistici, i Morali, gli Amorali.

domanda

Aristotele

Ognuno ha una sua dignità: ma poi ci sono i Filosofi Accademici.

Professori universitari (e già lì: persone che pensano per mestiere, con ferie, contributi e diritti sindacali), leggono libri in eccesso e accumulano una erudizione che non riescono a sintetizzare, rubando tempo alla pratica di vita che, ha ragione Gramsci, supporta e ispira una visione del mondo.

Con la certezza di aver letto un libro in più di qualunque possibile interlocutore, entrano sicuri nei salotti e somministrano conferenze qua e là, richiamando gente con la loro fama, con un argomento ammiccante ed enigmatico, e con la promessa, tacita, che l’uditore poi ne uscirà più intelligente.

Proprietari di una o due (mai di più) ideuzze originali, su queste scrivono tomi e articoli, costruiscono percorsi universitari, attizzano polemiche. E affascinano…

…allorché iniziano a parlare. E li senti che, con atteggiamento conversevole, ti indicano all’attenzione un abbozzo di concetto che tu cominci a seguire in un itinerario discorsivo che si annuncia piacevole e piano, ma che si rivelerà, a breve, un percorso di guerra.

L’abbozzo di concetto, viene presto condito con una citazione, come diceva il grande Vattelappesca, e poi da un richiamo bibliografico, e poi da una colta divagazione, ma che divagazione non è perché ecco, ora torno all’argomento. Ma non ci torna, accidenti. Dov’è finito il concetto iniziale? Ah, eccolo. Menomale…

Le citazioni si citano fra loro e le bibliografie si rincorrono. Ora si aggiungono anche le libere associazioni di idee. Le divagazioni, poi, non ne parliamo. Oramai quel filo mostra la sua materia. Non è seta, ma uno di quei sintetici che si sfioccano in mille filuzzi e non sai dove portano, mentre  tu aspetti ancora la spiegazione semplice che redima l’attenzione di una serata.

E invece: “Bene, mi fermo qui. Grazie a tutti per la partecipazione”. Ma come, già finito?

Un applauso tiepido chiude la conferenza. Ti alzi in silenzio, come tutti gli altri, e ti avvi all’uscita. Hai, come tutti gli altri, la faccia di chi esce da un ristorante dove ha pagato troppo e ha mangiato anche male. E, come tutti gli altri, ti senti più stupido.

Sicché, oramai in strada, quando il tuo vicino incrocia involontariamente il tuo sguardo, non trovi di meglio che dire una cosa insulsa: “Scusi… sa per caso cosa davano stasera in tv?”.

Perché non hai ancora realizzato una cosa: che Filosofo Vero è chi si sporca col fango della Vita, si confronta col Male e ricerca continuamente una Consolazione.

Il Filosofo è un norcino, il quale, col sangue e col latte dell’Esistenza, elabora sofisticati prodotti di stagionatura, in modo da far sopravvivere le sue Emozioni nel tempo.

Per averne un ricordo incorruttibile e per poterle portare nel suo piccolo zaino; per riassaggiarne un po’, di quando in quando.

E, se vuoi, per darne una porzione anche a te.

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