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Una ricerca che indaga il ruolo delle Sae nelle zone dell’Appennino colpite dal terremoto si è aggiudicato il Premio Massimo Dell’Orso giunto quest’anno alla seconda edizione. La giuria, composta da professori e ricercatori di università nazionali e internazionali, ha premiato lo studio della dottoranda dell’Università di Camerino, Dania Di Pietro, per la sua capacità di “muovere elementi di analisi e critica rispetto alle infrastrutture temporanee che hanno interessato recentemente l’Appennino centrale”.

Premio Massimo Dell’Orso

L’obiettivo del concorso è costruire una preziosa raccolta di materiali e ricerche. Saranno proprio le prospettive disciplinari eterogenee che permetteranno di costituire la base dell’archivio digitale dedicato alla memoria di Massimo Dell’Orso. Questa iniziativa, inoltre, rappresenta un’importante opportunità per la divulgazione delle ricerche. E un modo per raccogliere quei lavori che hanno provato a raccontare le trasformazioni che attraversano le aree interne dell’Appennino Centrale.

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Premio Massimo Dell’Orso 2022

Comitato promotore

Il comitato promotore del premio è composto da organizzazioni attive nel post sisma come Emidio di Treviri (Edt), Brigate di solidarietà attiva (Bsa), Cosa accade se abitiamo (Casa). I lavori, invece, hanno un profilo multidisciplinare e sono stati letti e analizzati da una giuria di esperti edaccademici che hanno volontariamente contribuito garantendo la loro equanime valutazione.

Massimo Dell’Orso

Massimo Dell’Orso, amante sincero dell’Appennino, collaborava alla gestione del Centro Faunistico del Parco Nazionale dei Sibillini, tra Castelsantangelo e la frazione di Vallinfante. Si occupava, tra le altre cose, del lupo Merlino, ospite dei recinti del Centro e custodiva la colonia di cervi più importante del Parco. Quella che vive nei boschi intorno alla frazione. Il primo maggio del 2018 si è tolto la vita nell’hotel dove era stato sfollato in attesa di una casetta che non sarebbe mai arrivata. Ha lasciato un grande vuoto nella comunità dei Sibillini. Vuoto lasciato anche da tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno scelto di lasciare quelle terre dopo il terremoto.

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