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Mio figlio, quando era ancora un bambino e veniva scoperto dopo aver fatto qualcosa che non doveva, mi guardava dritto negli occhi e chiedeva: “Ora mi meni?”. “Sì, ti meno”. “Va bene, menami…”.
Un tipo veramente tosto. Tosto e molto diverso da quelle mammolette di mafiosi, terroristi e anarchici che il carcere duro non gli fa troppo l’aria.

Magari potevano pensarci prima. Lo so, è un discorso giustizialista e senza cuore: fine pena mai. E su, ma come si fa? E poi è passato tanto tempo, e poi lo Stato non deve cercare la vendetta, e poi le condizioni del carcere, e poi e poi e poi…
Perciò, niente banalizzazioni e cerchiamo di affrontare seriamente il problema.

Ma qui comincia l’imbarazzo perché, a volerla prendere seriamente, ci si accorge che c’è veramente poco da aggiungere.

Insomma, tu sfidi la legge, sapendo che esistono delle punizioni adeguate, calcolando preventivamene il rischio e giudicandolo accettabile. Capita, purtroppo, che diventi uno dei pochi sfigati che vengono acchiappati e ti condannano secondo la legge che già conoscevi e hai consapevolmente sfidato. No, davvero, cosa c’è da aggiungere?

carcere

L’autore della strage di Bologna è fuori dal 2009, pur avendo collezionato una condanna a 8 ergastoli, 134 anni e 8 mesi di reclusione. E’ completamente libero dalla pena cumulativa come previsto dalla legge Gozzini

Tuttavia il carcere duro è duro e allora non resta che appellarsi al cuore.

Tipo… dai, ho capito, ma ora non siamo cattivi: l’ergastolo è disumano.
A questo punto il cittadino è tentato di assentire perché un po’ si immedesima e l’idea del fine pena mai gli fa paura. Dimenticando che esso cittadino è innocente, che non gli hanno ucciso nessun parente con una bomba e che quel tizio condannato continua ad essere una pessima persona.

E poi, siamo davvero così cattivi? E la pena è davvero così certa e spietata?

Non direi proprio, se l’autore della strage di Bologna è fuori dal 2009, pur avendo collezionato una condanna a 8 ergastoli, 134 anni e 8 mesi di reclusione.

Ma non è questo il punto.
Il punto è che si sta ricreando una magica congiunzione di eventi: il super latitante che viene preso, l’anarchico che non mangia e deperisce, l’affiliato che rilascia dichiarazioni su condannati eccellenti che, a suo dire, ora sono cambiati e meritano indulgenza.

Il tutto condito da dichiarazioni oblique di politici, intellettuali e gente di spettacolo.

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Si sta ricreando una magica congiunzione di eventi: il super latitante che viene preso, l’anarchico che non mangia e deperisce, l’affiliato che rilascia dichiarazioni su condannati eccellenti che, a suo dire, sono cambiati e meritano indulgenza…

Ora, lancio lì una ipotesi: dato che obiezioni serie non ce ne sono, dato che di cuore ne abbiamo già dimostrato parecchio, resta l’ipotesi che certi criminali debbano, in un modo o nell’altro, uscire perché hanno fatto un patto con lo Stato. E loro, finora, lo hanno rispettato col silenzio. E se lo Stato non mantiene la parola? Torniamo alle bombe? Macché, abbiamo visto che è controproducente.

Meglio la linea dolce, per cui, che vi devo dire?

Certi politici hanno interesse a che gli ergastolani escano, gli intellettuali li compri ad un tanto ad argomentazione e gli artisti… ecco, non ho mai capito perché l’opinione di un attore debba valere più della mia. Senza contare le anime belle, sempre disposte a portare il secchio d’acqua “a gratis”.

Mi dispiace, ma io sono per il fine pena mai, e se quello che aveva messo una bomba per uccidere non si sa quanti allievi carabinieri di vent’anni, ora fa lo sciopero della fame per un’idea, beh, lo ammiro. Ma non per questo dico che ha ragione. E tantomeno cedo al ricatto perché alle vittime innocenti non hanno nemmeno dato la possibilità di scegliere se cedere o meno ad un ricatto. Le hanno fatte esplodere e basta.

Dimenticavo: mio figlio, alla fine, le prendeva. Avesse detto ‘papà, mi dispiace, non lo faccio più’ se le sarebbe evitate. Invece le prendeva e ingoiava le lacrime.

Questi non collaborano, non si pentono, non si scusano e vogliono clemenza.
Sono i duri ergastolani di mo’. Ma fatemi il piacere…

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