Articolo
Testo articolo principale

Negli ultimi anni il tema delle pensioni anticipate ha assunto un ruolo sempre più importante nel dibattito pubblico, riflettendo il desiderio di molte persone di poter lasciare il lavoro prima della tradizionale età pensionabile. In un Paese come l’Italia, dove l’età di pensionamento si è progressivamente allineata a standard più elevati a causa dell’invecchiamento demografico, la possibilità di accedere a una pensione anticipata rappresenta una prospettiva che incrocia le esigenze individuali con la sostenibilità del sistema previdenziale nazionale.

Che cosa si intende per pensioni anticipate e come funzionano oggi

Le pensioni anticipate sono un istituto del sistema pensionistico italiano che consente di andare in pensione prima di raggiungere l’età prevista per la pensione di vecchiaia, ma a condizione di aver accumulato un determinato numero di anni di contributi. Secondo il sito ufficiale dell’INPS, i requisiti contributivi per accedere oggi alla pensione anticipata sono fissati su base contributiva, senza un’età minima specifica, cioè:

  • per le donne: almeno 41 anni e 10 mesi di contributi;

  • per gli uomini: almeno 42 anni e 10 mesi di contributi.

Questa possibilità è prevista per i lavoratori iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) e ad altre gestioni sostitutive o esclusive dell’INPS, tra cui alcuni fondi per sport e spettacolo o lavoratori autonomi. La pensione anticipata permette di uscire dal mercato del lavoro più rapidamente rispetto alla pensione di vecchiaia, ma richiede comunque di avere una lunga carriera contributiva. 

Oltre alla pensione anticipata “classica”, negli ultimi anni sono state introdotte anche forme alternative, come la pensione anticipata flessibile, rivolta a lavoratori che maturano almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi, secondo le regole della legge di Bilancio più recente. 

Il ruolo del riscatto della laurea nella pensione anticipata

Per molti lavoratori, specialmente tra coloro che hanno studiato all’università, il riscatto della laurea è stato uno strumento strategico per allungare gli anni contributivi e quindi avvicinarsi ai requisiti per la pensione anticipata. Con il riscatto, infatti, è possibile “trasformare” gli anni di studio in contributi validi ai fini pensionistici, aumentando così la somma totale di contributi versati nel corso della vita lavorativa.

Tuttavia, nella nuova Manovra di Bilancio 2026 sono state introdotte modifiche che incidono proprio sul valore del riscatto ai fini delle pensioni anticipate. Secondo quanto emerge dai più recenti maxi-emendamenti, a partire dal 1° gennaio 2031 una parte dei periodi riscattati per il conseguimento di titoli universitari non sarà più completamente conteggiata ai fini del raggiungimento della soglia contributiva per la pensione anticipata. 

In concreto, la quota di contributi derivante dal riscatto che non varrà più per la pensione anticipata aumenterà progressivamente con il passare degli anni: inizialmente sei mesi nel 2031, fino a raggiungere 30 mesi esclusi dal computo nel 2035. In altre parole, se oggi un lavoratore può riscattare gli anni di laurea e farli valere interamente per ottenere prima la pensione anticipata, domani quella stessa operazione potrebbe essere molto meno utile ai fini dell’uscita anticipata, anche se il contributo riscattato continuerà a essere valido per altri aspetti del calcolo pensionistico. 

Leggi anche Riscatto laurea: come cambia con la Manovra 2026 e cosa significa per le pensioni

Perché cambiano le regole e cosa significa nella pratica

Questi cambiamenti non cancellano lo strumento del riscatto della laurea, ma ne ridimensionano l’efficacia specificamente per le pensioni anticipate, in un quadro più ampio di stretta previdenziale che tocca varie parti del sistema pensionistico italiano. L’obiettivo dichiarato dai legislatori è quello di contenere l’impatto finanziario del ricorso massiccio a strumenti che facilitano un’uscita anticipata, per garantire al tempo stesso la sostenibilità del bilancio previdenziale nel lungo periodo.

Parallelamente, la legge di Bilancio introduce anche un allungamento delle cosiddette finestre di decorrenza: cioè i mesi che intercorrono tra il momento in cui si raggiungono i requisiti contributivi e quello in cui si comincia realmente a percepire la pensione. Questo periodo, che oggi è di tre mesi per chi matura i requisiti entro fine 2031, salirà progressivamente fino a sei mesi per chi maturerà i requisiti dal 2035 in poi

Queste modifiche hanno un impatto concreto sui calendari di uscita dal lavoro, perché allungano di fatto il tempo necessario per ricevere il primo assegno pensionistico, oltre a ridurre l’efficacia di alcune strategie come il riscatto degli anni di studio breve.

Le pensioni anticipate nel contesto della previdenza italiana

Il sistema pensionistico italiano si basa da decenni su un equilibrio tra contributi versati e prestazioni erogate, con obblighi e diritti definiti da norme complesse e in continua evoluzione. Le riforme che si susseguono cercano spesso di tenere insieme due esigenze apparentemente contrastanti: dare diritti ai lavoratori di lasciare il mercato del lavoro in modo dignitoso, e al tempo stesso garantire la sostenibilità delle casse pubbliche di fronte a un Paese che invecchia e a un carico previdenziale crescente.

Per i lavoratori, la prospettiva di accedere a una pensione anticipata resta un elemento di pianificazione importante. Ma con le novità introdotte dalla Manovra 2026, diventa ancora più cruciale valutare con attenzione strumenti come il riscatto della laurea, i tempi delle finestre di uscita e le regole contributive in vigore al momento in cui si prevede di lasciare l’attività lavorativa.

Non è un percorso semplice, ma informarsi e conoscere le regole, con l’aiuto di consulenti e strumenti ufficiali come quelli offerti dall’INPS, può fare la differenza nel costruire una strategia previdenziale che sia al tempo stesso realistica ed efficace.