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Si può proprio dire senza incertezze: con “Knockout – Resa dei conti” Soderbergh ha sbagliato il colpo. Il film vorrebbe essere un thriller, ma non ne possiede i ritmi sostenuti. Non potrebbe neanche essere una spy story, visto che le macchinazioni e gli intrighi tipici del genere sono presenti in minima parte (paradossalmente ne troviamo di più nella serie di “Ocean’s eleven”).

LA TRAMA – La storia ruota interamente attorno alla protagonista, Mallory Kane (interpretata da Gina Carano, campionessa di Muay Thai e poi di Arti Marziali Miste prestata al cinema). La donna è una spia al servizio di un’associazione privata che svolge lavori per il governo. Come spesso accade in film del genere, improvvisamente la sua presenza diventa di troppo, e allora fioccano i tradimenti e i voltafaccia nel tentativo di toglierla di mezzo. Ma Mallory è una donna estremamente forte, contro la quale nessun uomo, a prescindere dalla prestanza fisica, può competere. La soluzione per lei è una sola: eliminare chi ha cercato di eliminarla.

I LIMITI – Ogni singola scena, ogni singola inquadratura pone al centro la donna con il suo corpo, un corpo atletico e capace di incredibili acrobazie. Il punto di forza del film è proprio in questo: nella bravura di Gina Carano e nella sua esperienza di lottatrice. Altri elementi positivi non sembrano emergere dalla pellicola: se non fosse per le scene di combattimento corpo a corpo, l’intera vicenda scorrerebbe piatta e senza emozioni sotto gli occhi dello spettatore, che magari da un Soderbergh si aspettava qualcosina di più. Nemmeno la sfilata di grandi star (da McGregor a Fassbender, da Douglas a Banderas) serve a distogliere l’attenzione da una sceneggiatura blanda e da un montaggio evidentemente fatto con distrazione. Peccato.