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ASCOLI PICENO – Presentato in sede di consiglio comunale l’atto di denuncia ufficiale, con un comunicato congiunto dei partiti di centrosinistra Partito Democratico, Italia dei Valori, Sinistra a libertà, Prc e Primavera di Ascoli, e la bagarre politica agita gli scranni della sala della ragione. Tra i firmatari Stefano Corradetti, Antonio Canzian, Silvia Parlamenti.

 

UNA PROVOCAZIONE INAMMISSIBILE – Nel documento presentato si inaspriscono i toni di condanna contro Casa Pound, organizzattrice della mostra fotografica “Ascoli città fascista” e la sinistra, fa un affondo e denuncia l’evento culturalmente, oltrechè storicamente offensivo per la memoria dei 208 uomini e donne caduti in combattimento la resistenza ascolana. La sinistra ascolana non ci stà e dichiara guerra all’atto apertamente ” provocatorio ” di Casa Pound, responsabile di rievocare la dittatura.

DICHIARAZIONI  – “Ci auguriamo che, pur non essendo ascolano, il Sindaco Castelli conosca la storia della città che sta guidando: dica forte e chiaro che Ascoli non è e non è mai stata una città fascista; ha vissuto tragicamente le imposizioni dittatoriali che il regime imponeva negli anni trenta e quaranta; se di reportage fotografico si tratta esso non può essere presentato con un titolo falso. Chieda il Sindaco che lo si chiami “Ascoli durante la dittatura fascista. Da tempo tanti cittadini hanno la sgradevole sensazione che Castelli strizzi l’occhio per motivi di consenso elettorale ad una organizzazione di estrema destra lontana anni luce dalla tradizione della città ” .

CURIOSITA’ STORICHE – A gli inizi i partigiani si chiamavano i «badogliani», perché la prima resistenza contro i tedeschi dopo l’8 settembre 1943 fu condotta esclusivamente da quei militari che, da subito obbedirono all’ordine del governo Badoglio, di resistere agli eventuali attacchi dell’ex alleato tedesco. Poi, quando si scoprì che il maresciallo Pietro Badoglio non era meglio di Benito Mussolini, si chiamarono «ribelli» per distinguersi dai «repubblichini» che avevano aderito alla Repubblica di Salò. Il termine più consono di «patrioti» fu invece rifiutato perché la retorica fascista aveva troppo inflazionato il patriottismo. I partigiani si distinguevano per la natura territoriale, legata alla difesa di un’area geografica coincidente con l’area culturale di appartenenza.