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ASCOLI PICENO – E’ stato rimosso questa mattina dall’Aula magna dell’Istituto tecnico commerciale e per geometri ‘Umberto I’ di Ascoli Piceno il dipinto in due tavole raffigurante Benito Mussolini a cavallo e altre figure allegoriche, fatto restaurare e riesposto venerdì scorso dal preside Arturo Verna con l’ok della Provincia, proprietaria del ritratto del Duce. A tal proposito, il preside dell’itcg contrattacca e pretende un’ispezione che stabilisca un suo eventuale errore nel riportare il quadro nella scuola.

 IL MALE MINORE – “Rimuovere il dipinto è stata una scelta obbligata – dichiara Verna – dopo le proteste da parte dell’Anpi, del Pd, della Cgil e di altri movimenti e associazioni, e degli stessi discendenti del pittore, che si erano dissociati dall’operazione, avvenuta, avevano scritto all’Anpi, ”a nostra insaputa”. Verna ha spiegato di aver dovuto togliere il dipinto, affisso quattro giorni fa, per ”necessita’ di ordine pubblico”. ”I Giovani Democratici delle Marche – ha ricordato in una conferenza stampa tenuta a scuola, davanti alla nicchia del quadro, ormai vuota – avevano annunciato un sit-in fuori dall’istituto e non potevo mettere a repentaglio l’incolumità dei miei studenti. Non rinnego quanto ho fatto, ma di fronte alle ‘minacce’ – il preside le ha definite così – ho scelto il male minore”.

SE LO SBAGLIO C’E’, VOGLIO ISPEZIONE – ”A strumentalizzare questa vicenda non sono stato io, ma chi ha voluto farne una polemica politica. La mia era un’operazione storico-culturale, non è stata capita, ma c’è chi non ha voluto capire”. Verna si è sentito ”abbandonato dal ministero dell’Istruzione. Nessuno si è fatto vivo, ne’ in un senso ne’ in un altro. Questa è una sorta di vigliaccheria, perché’ se io ho sbagliato voglio la visita ispettiva, ma se ho fatto bene devono difendere la libertà culturale della scuola e lo devono fare ufficialmente. Mi devono dire se le scuole sono luoghi culturali aperti e liberi, oppure no, e se non lo sono, dobbiamo cambiare tutto”. ”Rifarei tutto – ha assicurato -, ma prima spiegherei il senso della scelta, e magari certe strumentalizzazioni, che non attribuisco comunque all’Anpi, non ci sarebbero state”.

OPERA D’ARTE, NON FASCIO LITTORIO – Secondo il professore, rimettere Mussolini (con tanto di spada, abiti e calzari da antico romano) nel luogo per cui il ritratto era stato concepito, sarebbe dovuto servire ”a minare alla base il totalitarismo, a spiegare agli studenti, attraverso la mediazione mia e degli insegnanti, che la riforma scolastica fascista del ’39 era aberrante, uno strumento dell’ideologia: una pianificazione totalizzante delle scuole, che non ha niente di democratico”. ”Per fare questo ho esposto un’opera d’arte, non un fascio littorio, una bandiera della Repubblica sociale italiana o un busto di Mussolini”. ”Buone intenzioni” o meno, il caso è esploso, e il preside si è ritrovato fra due fuochi: accusato di apologia del fascismo da sinistra, criticato pesantemente dalla destra estrema, per ”essersi piegato – così CasaPound e Forza Nuova – alla censura stalinista”. Verna replica annunciando ”fin d’ora che non appoggerò manifestazioni di alcun genere”, nemmeno a supporto della sua ‘operazione culturale’ fallita.