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ASCOLI PICENO – La giornata post-elettorale comincia da un solo dato certo: il clamoroso exploit di Grillo nelle Marche e in Italia. Se c’è un vincitore, questo non può che essere il popolo Cinque Stelle. Anche in una delle regioni storicamente rosse, seppur con qualche contraddizione democristiana, il M5S è diventato il primo partito, travolgendo Pd e Pdl. Demonizzare Beppe Grillo e il popolo della rete singificherebbe non aver rispetto di parte, quella maggiore, degli italiani. Allora, la sola cosa doverosa da fare è affrontare questo risultato e interpretarlo. Grillo ha ascoltato la pancia di quest’Italia amareggiata, delusa, svilita. Ai giovani precari e senza lavoro, a chi era stanco di auto blu, appartamenti davanti al Colosseo a pochi euro, scandali bancari, ha dato un volto, il suo.

Nelle Marche alla Camera i grillini hanno sfondato con quasi 300 mila voti (32,1%), battendo fragorosamente il Pd (27,9%) e tutta la coalizione di sinistra che si ferma al 31%. Da noi è franato il Pdl (17,5%) con tutto il centrodestra (21,2%), seguito da Monti fermo all’8,4% alla camera e al 10% al Senato. Fuori i volti noti ascolani dal Parlamento.

Al Senato M5S con quasi 259 mila voti raggiunge poco oltre il 30%, quasi un testa a testa con il Pd (29,9%), ma raccogliendo però circa 3.000 voti in più. Il Pd, il partito che da anni guida le danze nelle Marche, perde circa 120 mila voti e 12 punti percentuali rispetto alle politiche del 2008. La coalizione di centro sinistra comunque tiene (con il 33,1%), nonostante i risultati non esaltanti di Sel e del Centodemocratico di Tabacci e Donadi. Ma è sul territorio che Grillo batte tutti: M5S è il primo partito nelle province di Ascoli Piceno, Fermo, Macerata per il Senato, nelle stesse province e in in quella di Pesaro Urbino per la Camera, battendo da solo tutta la coalizione di sinistra. 

Dunque, i giochi sono fatti: da Montecitorio spariscono molti nomi noti, tra ascolani, marchigiani e italiani. Non entrano Rivoluzione Civile, Fli scompare, i dipietristi restano fuori dalla porta, i democristiani di Casini rimangono in bilico (con Amedeo Ciccanti che esce dalla scena). Per molti dei soliti è game over. Ebbene, se un merito, allora, si deve al M5S è proprio questo. L’Italia, le Marche, la stessa città di Ascoli (da sempre roccaforte del centodestra) hanno chiaramente espresso l’esigenza di una politica differente. Che venga dal basso, che sia fatta di persone “normali”, che sia gestita con l’apporto della rete, purché diversa. La diversità non va demonizzata, ma compresa. Nonostante la resurrezione di Berlusconi e la vittoria stentata alla Camera di Bersani, dei vecchi partiti non è rimasto che uno scheletro. Tutti ce ne rendiamo conto, sperando che dall’alto dei loro scranni se ne accorgano anche loro.