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Francia degli anni 90. In tutto il suolo francese scoppiano continuamente tumulti e scontri tra la popolazione e le forze dell’ordine. L’ultima vittima è il giovane Abdel, ricoverato in fin di vita. Vinz, Hubert e Said sono tre ragazzi figli dell’odio sociale che vorrebbero rivoltare tutto e tutti, fare qualcosa e dire la loro. Tutto questo sembra restare solo un desiderio irrealizzabile, esternabile solo covando odio, finché Vinz non trova una pistola smarrita da un poliziotto…

CONSIDERAZIONI SU L’ODIO

L’Odio è un film perfetto ovunque lo si veda. Nonostante sia stato girato con un budget ridotto, e con una distribuzione ancora più piccola, il film ha realizzato milioni di spettatori in Francia, vincendo il premio per la miglior regia a Cannes nel 1995. Quattro sono i poli di forza del film che hanno reso questo piccolo gioiello cinematografico un caso internazionale: la regia, la sceneggiatura, gli attori e il tema. Kassovitz, essendo figlio del noto Peter Kassovitz, ha avuto modo calcare i set cinematografici fin dalla tenera età, accumulando e rubando l’esperienza del padre, maturando uno stile di regia tutto suo. Infatti, la regia di Mathieu Kassovitz, è uno spettacolo per gli occhi, giocandosi tutta in primi piani, carrellate e angolazioni di ripresa sempre innovativi, mantenendo una distribuzione degli spazi semplicemente perfetta. Una cura rara nell’inquadrare. Il secondo punto di forza del film è la sceneggiatura, sempre ad opera di Kassovitz: a metà tra lo stile tarantiniano e quello prettamente classico/francese, lo stile della sceneggiatura si articola in un flusso continuo di dialoghi, situazioni, vicende che caratterizzano perfettamente i personaggi, mettendone in luce tutti gli aspetti, culturali e sociali. I dialoghi infatti sono il punto di forza della sceneggiatura: essendo ragazzi della francia “bassa”, popolare, i protagonisti si esprimo tramite un continuo turpiloquio che mette in mostra perfettamente il background sociale degli stessi. Se la sceneggiatura è una delle colonne portanti, assieme alla regia, della pellicola, è soprattutto merito degli attori. I tre attori principali, Vincent Cassel, Hubert Koundè e Said Taghmaoui (che nel film mantengono lo stesso nome) mettono in scena un recitazione magistrale, sciolta ed estremamente naturale grazie alla quale sembra di assistere ad un documentario in presa diretta che ad un film preparato, sceneggiato e pensato. L’aspetto “documentaristico” dovuto alla naturalezza attoriale porta all’ultimo punto di forza del film: il tema. Kassovitz, con questo film, ha voluto rappresentare una giornata media di tre ragazzi “x” della Francia popolare in un contesto di rivolta nei confronti delle istituzioni di polizia, anticipando, di fatto, gli sconti parigini in piani anni duemila. La società viene descritta come un campo di battaglia tra cittadini e forze di polizia dove la speranza per un futuro migliore non è garantito dalle istituzione e dove, sempre la speranza, viene schiacciata dall’opprimente realtà, una realtà talmente realistica quanto surreale. Il film è la descrizione del declino della società, una società in rovina, dura e cruda ( enfatizzata da un bellissimo b/n) in cui a vigere è l’odio (la haine del film) che, però, inequivocabilmente, chiama altro odio.

PIACERÀ – a chi vuole vedere un bellissimo film d’autore, che tratti temi temi d’attualità e che faccia riflettere

NON PIACERÀ –  chi vuole vedere un film d’ “evasione”

L’ODIO

REGIA Mathieu Kassovitz

SCENEGGIATURA Mathieu Kassovitz

ANNO 1995 CON Vincent Cassel, Hubert Koundé, Said Taghmaoui, Mathieu Kassovitz