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Sulla costa di Long Island, nel West Egg si trasferisce un giovane e misterioso uomo di nome Jay Gatsby, famoso per le sue grandissime feste nel suo lussuoso palazzo. Lo scopo di tutto ciò si rivelerà essere il tentativo di riprendersi Daisy, un amore passato che ormai si è costruita una nuova vita. Il film è raccontato dal punto di vista di Nick Carraway, a cui Gatsby si avvicina in quanto cugino della sua amata Daisy.

Dopo Australia e i suoi toni smorzati, Luhrmann ritorna sui suoi passi, realizzando una trasposizione del libro di Francis Scott Fitzgerald che ricorda, visivamente, Romeo + Giulietta di William ShakespeareMoulin Rouge!. Infatti più che narrare una storia ben precisa, che si dilunga per due ore e mezza e spesso si smorza nel decorrere del tempo, il regista sembra voler usare la narrazione come pretesto per mettere in scena le più sfavillanti e spettacolari scene, come quella delle feste in casa Gatsby e le scorrerie con le lussuose macchine. Ed il risultato è eccellente: la regià è curatissima e spettacolare, ogni scana risulta dettagliatamente organizzata, quasi coreografata con minuzia, la fotografia è sgargiante e bellissima, che enfatizza la “lussuosità” e ricchezza di Gatsby e le musiche adattissime, anche se totalmente anacronistiche, in quanto nel film non è inusuale udire brani di musica rap/hip hop dei nostri tempi, anche se il film è ambientato negli anni venti del Novecento. Quindi un film visivamente spettacolare che prende come pretesto le vicende di Gatsby per poter mettere in scena un grande artificio estetico. Anch se, in realtà, si fa un abuso di effetti speciali e green-screen, a volte molto evidenti. Puro intrattenimento visivo, ben riuscito anche, dato il talento di Luhrmann.

A risentirne, però, di questo artificio estetico, è la trama o meglio, la sceneggiatura, che va molto per le lunghe, concentrandosi poco sulle vicende e non riuscendo a creare un corpus narrativo compatto. Cosa non trascurabile considerando che non stiamo parlando di un film indipendente o sperimentale, bensì un film hollywoodiano, per le “masse”, che ha sulle spalle il peso di essere chiaro come narrazione. Dal punto di vista attoriale, un DiCaprio in ottima forma, come sempre, che però risulta molto come “DiCaprio” e non come “Gatsby”: nel film, infatti, sembra di vedere l’attore Di Caprio recitare e non il suo personaggio. Colpa che va, prima ancora che al regista, che poteva “caratterizzare” di più il personaggio di Gatby da punto di vista fisico/psicologico, alla fama che precede il famoso attore. Molto convincente è la performance di Tobey Maguire nell’impacciato e timido, almeno inizialmente, Nick Carraway. Ruolo rimastogli cucito addosso dopo i tre Spiderman di Raimi.

In chiusura, un film visivamente e musicalmente potente, che restituisce l’idea di sfarzo e lusso degli anni venti, un grandissimo e riuscitissimo artifico estetico che però trascura la storia, la trama, risultando fiacca, spenta.

IL GRANDE GATSBY

REGIA Baz Luhrmann

SCENEGGIATURA Baz Luhrmann, Craig Pearce

ANNO 2013 CON Leonardo DiCaprio, Tobey MaguireCarey MulliganJoel EdgertonElizabeth Debicki