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Una bellezza infinita come il fascino della gioventù che continua è il mood della pellicola che percorre uno stile grottesco dall’inizio alla fine. La voce suadente del protagonista accompagna gli albori di una vita che non c’è più, ma che si vuole a tutti i costi riprendere a costo di risultare ridicoli. Un continuo ritorno al passato per ripercorrere le tappe di un percorso a ritroso di una vita che non si vuole abbandonare. Servillo interpreta Jep Gambardella, uno scrittore dai grotteschi modi di fare, che accompagna lo spettatore in un viaggio verso Roma, vera bellezza. Un uomo maturo che ci scorta nella mondanità con una voce cupa, la voce di chi ha qualcosa da nascondere.

Contrapposizioni che da meschine diventano delicate, stravaganti figure che da ingombranti come macigni diventano incantate. E’ questo il cinema di Sorrentino, dedicato a chi ama andare oltre ciò che si vede, a chi osa, a chi rimane incantato di fronte alle citazioni sottili che non tutti comprendono con lo stesso ardore, a chi percepisce in quel cinema il contrasto tra la delicatezza e il ridicolo che amalgamati danno vita alla grande bellezza. Ciò che maggiormente prevale nei suoi film sono le inquadrature, sapientemente corredate da parole pronunciate da voci suadenti che ti cullano nella poltrona rossa della sala.

Voto 7.