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Filo di nylon, scotch, puntine, qualche arma rimediata e un po’ d’ingegno: se riconoscete questi ingredienti siete anche voi grandi fan dell’investigatore più giovane degli ultimi tempi, ovviamente sto parlando di Conan Edogawa! Ma presentiamo questo curioso personaggio per i pochi (anzi, pochissimi visto che lo conosce anche mia madre) che ancora ignorano chi sia. Conan è il protagonista del fumetto Detective Conan di Gosho Aoyama il cui primo capitolo è uscito nel 1994 ed oggi conta ben 79 volumi editi in Italia dalla Star Comics, una serie di ben 698 puntate trasmesse in Italia dalla Mediaset, ben 17 film (di cui 4 dal vivo), ben 12 OAV, ben 23 videogiochi e ben 4 romanzi! Dati tutti questi numeri importanti non c’è da stupirsi se dall’inizio della sua fruttuosa carriera il piccolo detective ha vinto diversi premi e mantiene stabilmente posizioni importanti nelle classifiche internazionali dei fumetti più famosi di sempre, senza contare il museo completamente a lui dedicato nella città di Hokuei (nella mia lista dei luoghi fondamentali da vedere una volta nella vita, proprio fra Disneyland e The Wizarding World of Harry Potter).

WHO’S THAT BOY?

Questo bambino che all’apparenza non dimostra più di 6-7 anni è in realtà un sedicenne di nome Shinichi Kudo, grande investigatore appassionato di Sherlock Holmes. A farlo ringiovanire è stato il farmaco di un’organizzazione misteriosa, che lui aveva notato essere coinvolta in traffici sospetti. Shinichi non può certo dimenticare l’accaduto con il suo spirito investigativo che ribolle, quindi con il suo nuovo nome (preso da Conan Doyle ed Edogawa Rampo) comincia a vivere con la sua amica d’infanzia Ran e suo padre Kogoro, investigatore privato, nella speranza di trovare indizi. Ma come fa un personaggio che si porta dietro una scia di morte da far invidia a Jessica Fletcher ad essere così amato da tutti?

IL SEGRETO DEL SUCCESSO

I motivi sono molteplici, innanzi tutto il giallo è un genere che tira sempre, se ci aggiungiamo anche un po’ di comicità, una storia d’amore e un pizzico di thriller, Detective Conan riesce a catturare l’attenzione di molti, abbracciando un pubblico molto vasto. Altro punto a suo favore sono i tanti personaggi (come il mio amato Heiji Hattori, detective amico-rivale di Shinichi), tutti ben costruiti e caratterizzati sia dal punto di vista della personalità che da quello del disegno; l’autore ha infatti un tratto unico, riconoscibile soprattutto dalle buffe figure geometriche con cui costruisce i capelli (come dimenticare il triangolo di capelli di Ran?). Ovviamente però ciò che più attira i fan del giovane detective sono i casi in cui incappa in ogni puntata, cervellotici ed intricati, spesso all’apparenza impossibili, che tengono i lettori incollati alle pagine; ma ancora più intrigante è il modo in cui vengono risolti, infatti Conan non può certo andare in giro a risolvere delitti complicatissimi con il suo aspetto da bambino! Si fa dunque aiutare dallo scienziato Agasa che costruisce per lui mille assurdi gadget come il celebre papillon cambia-voce e l’orologio spara-aghi soporiferi; il tutto dà quel tocco di follia che rende il fumetto più avvincente. Un plauso va di dovere alla serie animata che dopo quasi 700 puntate mantiene ancora la stessa (splendida) colonna sonora a cui ormai il pubblico è affezionato, creando così una costanza dalla prima fino alle puntate a venire. Questi e tantissimi altri sono i segreti del successo di un’opera che, a conti fatti, ha un seguito clamoroso, ripetendo sempre lo stesso schema in ogni episodio: Conan s’imbatte in un omicidio, indaga sul caso, lo risolve, torna a casa a farsi coccolare da Ran. Continua così Conan! Un giorno sconfiggerai l’organizzazione, ma se questo dovesse decretare la conclusione del fumetto… Bè, spero sia il più tardi possibile!

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La prima sigla italiana

La prima sigla giapponese