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ASCOLI – E alla fine cambiò tutto per non cambiare niente. Si conclude con un nulla di fatto nella sostanza l’attesissimo consiglio di amministrazione dell’Ascoli Calcio andato in scena nella mattinata di lunedì nella sede di Corso Vittorio dopo il rinvio di domenica. Cambia tutto perché dopo 18 anni Roberto Benigni formalmente non è più a capo della società. Come ampiamente preventivato alla viglia, al suo posto il numero uno della società bianconera diventa il genero Guido Manocchio, già deus ex machina della gestione contabile in questi anni.

 

Non cambia niente perché ci si aspettava qualche nuovo ingresso che portasse denaro fresco per rimpinguare le casse societarie attualmente quasi vuote e ridotte allo stremo. Non è accaduto e per forza di cose una società senza liquidità non ha futuro. Dunque per ora Roberto Benigni, seppur senza cariche operative, detiene ancora la quasi totalità del pacchetto azionario.

 

Appare fortemente ridimensionata la figura del direttore sportivo Angelo Fabiani che grazie alla sua rete di fitte conoscenze si era adoperato per portare nuovi soci con denaro fresco. In Corso Vittorio invece non si sono visti né l’avvocato Gianni né l’imprenditore Fedeli. Ad oggi quindi la società bianconera rimane in forte difficoltà, al limite dell’irrecuperabile.

Ma Manocchio che sarà affiancato nel nuovo cda da Nico Stallone e dal commercialista pescarese Andrea Tentoni, nel suo primo discorso da presidente ha preannunciato come intende agire la “nuova” società. Almeno a parole, si cambia totalmente registro. Dovrà essere recuperato il rapporto con tutti, a partire dai tifosi e dall’amministrazione comunale, cercando di buttare giù il muro che si è creato negli ultimi tempi.

“La sede sarà aperta a tutti quelli che vogliono bene all’Ascoli – dice Manocchio – Siamo a disposizione degli ascolani e ci metteremo intorno a un tavolo con il sindaco e gli assessori competenti”. Se il primo segnale di discontinuità per la tifoseria è stata l’apertura della campagna abbonamenti (100 euro curva, 140 distinti est) con lo sconto del 50% per i disoccupati, il grosso del lavoro sarà trovare nuovi soci che portino linfa vitale alla società e mettere in pratica un piano di rientro dagli ingenti debiti.

“Al massimo tra 15-20 giorni – continua Manocchio – convocheremo una nuova assemblea dei soci sia per approvare il bilancio sia per aumentare il capitale sociale da milione di euro a 5 milioni di euro”. La strada sembra lastricata di buone intenzioni, ma in che modo? Da una parte il nuovo presidente ha assicurato di voler bussare alle porte degli imprenditori dell’Ascolano, dall’altra ha intenzione di coinvolgere nel nuovo progetto Piero Palatroni e Claudio Romanucci.

I due sono soci insieme allo stesso Manocchio dell’Azzurra Free Time, società che deve avere dall’Ascoli una cifra vicina ai due milioni di euro per la cessione del marchio. L’idea di Manocchio è saldare il debito in azioni dell’Ascoli consentendo a Palatroni e Romanucci di sedersi al tavolo del consiglio d’amministrazione e entrare in società. Una soluzione che a meno di clamorosi sviluppi, oggi appare più come un’impresa impossibile. Sul tavolo ci sono anche altre due complicate questioni da risolvere: la richiesta di due banche di una somma pari a 4 milioni di euro l’atto di citazione del Comune per un milione relativo agli affitti arretrati della sede.

Chi vivrà vedrà. Le nubi intorno a Corso Vittorio potrebbero diradarsi oppure diventare sempre più minacciose. In fondo c’è da aspettare al massimo entro 20 giorni, parola di Manocchio.