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ASCOLI PICENO – L’esperienza della traversata in Italia è stata raccolta in un libro di recente uscita edito da Feltrinelli, ma l’ex ministro Fabrizio Barca non ha ancora concluso il suo viaggio alla scoperta del variegato mondo della sinistra italiana. Il professore di economia, figlio di Luciano che nel Pci fu dirigente, ha fatto tappa alla libreria Rinascita invitato dai GD. Introdotto da Francesco Ameli e Francesco Di Vita, con gli spunti di riflessione del giornalista di La7 Stefano Ferrante, Barca ha presentato quella che è a tutti gli effetti la Teoria, lo sperimentalismo democratico, a cui la buona politica dovrebbe ispirarsi. Dopo l’esperienza nel governo Monti, valutata positivamente in relazione al compito per cui erano stati chiamati i tecnici, nell’aprile di quest’anno il professore ha presentato il manifesto “Un partito nuovo per un buon governo” e si è iscritto al PD, non disdegnando di utilizzare il termine “sinistra” per dichiarare la sua appartenenza politica.

Una sinistra tutt’altro che superata, così come non lo è il conflitto tra capitale e lavoro. Barca sembra quindi parlare a coloro che vogliono andare oltre la struttura immobile del partito, maggioritario e conflittuale nelle sue correnti; in questo senso la platea di ieri ne è stata una rappresentazione vista l’eterogeneità dei presenti (molti esponenti e militanti del PD ascolano e una cospicua rappresentanza di Sel di Ascoli e Vallata).

L’idea su cui vengono costruite le riflessioni contenute nel libro La Traversata risiede nella consapevolezza che l’Italia è un Paese depresso e il metodo da cui poter ripartire si basa sull’assunto per cui il deficit non è di potere, bensì di attuazione e partecipazione. Ecco perché nella prima parte del libro si denuncia il rapporto perverso del partito nei confronti dello Stato, che si traduce in una sorta di occupazione abusiva da parte dei politici nei diversi livelli dell’amministrazione statale.

Il partito a cui pensa Barca torna a confrontarsi con i singoli, gli individui portatori di conoscenza. È un partito in continua “mobilitazione cognitiva”, una formazione disomogenea non ascrivibile più ai partiti di massa del Novecento in cui la linea di azione veniva dettata a livello centrale. Svolge la funzione di contenitore del confronto tra persone diverse tra loro ma che possono aggregarsi per il bene comune. Ne consegue una costruzione del futuro del partito non più verticale, ma orizzontale, in cui si attua un confronto libero di conoscenze, anche temporaneo, perché non esiste una regola per cui “una persona deve far politica tutta la vita”. Un sistema-partito ideale che può essere reso realtà grazie a quella che nel libro viene chiamata “connessione sentimentale”, che altro non è che il rinnovato senso di appartenenza ad una sinistra capace di strutturare un progetto comune su cui condurre alcune battaglie civili (eguaglianza, lavoro, libertà, partecipazione).

A domande su temi di attualità, come la recente approvazione alla Camera dell’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, Barca fa riferimento al contributo fornitogli dal suo collaboratore Piero Ignazi, che nel libro immagina due possibili riforme: il cofinanziamento pubblico sul modello praticato dalla SPD tedesca e il finanziamento parziale di alcune attività su cui il partito deve dar conto. Riguardo alla riforma costituzionale, l’idea è di un cambiamento del bicameralismo perfetto senza modificare la Forma di Governo, mentre sull’Europa il professore ritiene che debba essere ripensato l’intero sistema su cui si regge l’unione monetaria – tuttora legato non ad un’economia europea ma a tassi di cambio decisi a livello extra europeo – pena la fine stessa dell’idea di Unione tra Stati europei.