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ASCOLI PICENO – Galeotta fu la foto. Ieri, nel giorno di festa per l’Ascoli Calcio con un Del Duca strapieno, a far parlare non è stato il calcio (come spesso avviene) ma una questione politica. O quasi. Si tratta insomma della sciarpa legata al collo dell’assessore provinciale alla Cultura Andrea Maria Antonini. A scatenare la bagarre su media e social la croce celtica in bella vista sulla stoffa. Ai tanti detrattori l’assessore ha risposto così: “c’è chi verrà ricordato per una celtica al collo. C’è chi verrà ricordato per l’aver rubato ed infinocchiato sistematicamente il prossimo. Ad maiora”. Naturalmente su Facebook. D’altra parte Stefano Corradetti (Pd) – ma non solo – insorge: “la croce celtica è un richiamo all’estrema destra italiana e di per sé nega gli ideali di democrazia che caratterizzano la nostra comunità, ma è evidente l’inopportunità e l’incompatibilità dell’esposizione di quel simbolo da parte di un amministratore di due istituzioni insignite con la Medaglia d’Oro al Valor Militare per attività partigiana“. Accanto a lui il giovane Francesco Ameli sul social ricorda la celebre frase di Costantino Rozzi: “Quando si tratta di delinquenti, non ammetto che si nascondano sotto la bandiera bianconera. Contro il Bologna ho visto lo striscione con la foto di Mussolini e mi sono vergognato. Di questa gente non abbiamo bisogno”. La domanda, ora, sorge spontanea: era proprio necessario scatenare una polemica storico-politica sulla celtica nel giorno dell’orgoglio ascolano?