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ANCONA – Una delle linee guida della riforma socio-sanitaria della Regione Marche è la famosa appropriatezza delle cure che, nella realtà dei fatti, si scontra con i 16 milioni di euro che non sono arrivati nel 2012 nelle tasche del personale ospedaliero e con i duecento dipendenti che l’Area Vasta 5 ha perso dall’arrivo di Stroppa. “È una finta filosofia – spiega il consigliere regionale Giulio Natali – in verità non c’è alcuna sicurezza del trattamento. Tre anni fa il primario di radioterapia del Mazzoni di Ascoli è andato in pensione, da allora non è mai stato sostituito. Il cittadino allora cosa deve fare? Va dal privato. E ancora prendiamo ad esempio l’Ortopedia nell’Area Vasta 5, dove abbiamo la fortuna di avere un primario che ci è invidiato in tutta Italia. Al di là degli interventi programmati, per verificare l’adeguatezza del personale (sanitario e parasanitario) il metodo universale e indiscusso è quello degli accessi nel pronto soccorso. Guardando i dati del 2012 viene fuori che al Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto vi sono stati oltre 36 mila accessi, mentre all’ospedale di Camerino oltre 9 mila. Eppure da noi operano quattro ortopedici e a Camerino sei. All’ospedale di Jesi, dove gli accessi nel 2012 sono stati più di 32 mila, operano 9 ortopedici“.

E ancora il caso di Radioterapia del Mazzoni che dal pensionamento del dottor Bergami nel 2010 è rimasta senza primario. E così quel reparto, nonostante gli sforzi immani del personale medico e paramedico, inevitabilmente ha visto ridursi la sua produttività in danno principalmente degli utenti del nostro territorio. E poi guarda caso è venuta fuori la notizia che il Reparto di Radioterapia come Struttura Complessa sarà quello di Macerata, mentre quello del Mazzoni (l’unico nella Area Vasta n.5) diventerà una sua succursale.

E ancora la mobilità attiva e quella passiva, vale a dire del flusso di pazienti che arrivano da fuori regioni e di quelli che vanno a curarsi altrove. L’area Vasta 1 ha 36 milioni di mobilità passiva, tre anni fa arrivava a 26. L’Area vasta 5 invece registra una mobilità attiva di 25 milioni di euro, di cui però solo otto provengono dai due ospedali, i restanti 17 arrivano direttamente dal privato convenzionato. Oltre tre milioni di euro dalla casa di cura Villa San Marco, un milione e trecentomila euro dalla San Giuseppe, quasi otto milioni per Villa Anna e cinque milioni per la Stella Maris. “Allora io mi chiedo – insiste il consigliere regionale – perché non intercettare tutti questi soldi che vanno al privato potenziando le strutture pubbliche? Questa è la fine dello stato sociale”. A pensar male si direbbe che la strategia non è quella di valorizzare il pubblico, piuttosto di rafforzare la privatizzazione del sistema sanitario regionale. Ma, in tutto ciò, la politica dov’è?