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ANCONA – È sulla bocca di tutti la notizia divulgata dall’International Agency for Research on Cancer (IARC) dell’OMS in merito alla pericolosità delle carni lavorate, meno a rischio invece quelle rosse non lavorate. “I falsi allarmi lanciati sulla carne – commenta Coldiretti – mettono a rischio la sopravvivenza di 6.500 stalle attive nelle Marche e con esse il lavoro di circa 13mila persone, tra capi azienda e manodopera familiare e non, per un valore della produzione di circa 300 milioni di euro, un quarto del totale agricolo”.

LO STUDIO DELL’OMS – La Coldiretti regionale, infatti, sottolinea che lo studio dell’Oms sul consumo della carne rossa sta creando una campagna allarmistica immotivata, soprattutto se si considera che la qualità della carne nostrana, dalla stalla allo scaffale, è diversa e migliore e che i cibi sotto accusa come hot dog e bacon non fanno parte della tradizione alimentare italiana. Nella nostra regione i modelli di consumo della carne si collocano perfettamente all’interno della Dieta Mediterranea che, fondata su una alimentazione basata su prodotti locali, stagionali e freschi, è il segreto alla base dei primati di longevità dei marchigiani.

COLDIRETTI MARCHE – “Le nostre carni, come ad esempio quelle di razza bovina marchigiana, sono più sane, perché magre, non trattate con ormoni, a differenza di quelle americane, e ottenute nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali – sottolinea il presidente di Coldiretti Marche, Tommaso Di Sante -. E per gli stessi salumi che nel nostro territorio vedono tante eccellenze, dal salame di Fabriano al ciauscolo, si segue una prassi di lavorazione di tipo naturale. Da qui la necessità di accelerare nel percorso dell’obbligo di etichettatura d’origine per tutti gli alimenti, proprio a partire dagli insaccati”.

ORIGINE E QUALITA’ – Nelle 6.500 stalle marchigiane si allevano 57mila capi bovini, 200mila suini, 8,5 milioni polli, 192mila ovini. A dover rassicurare i consumatori italiani è tra l’altro, secondo la Coldiretti, una frase riportata sullo stesso studio dell’Oms dove si afferma chiaramente che “è necessario capire quali sono i reali margini di rischio ed entro che dosi e limiti vale la pena di preoccuparsi davvero”. Altrettanto importante è capire esattamente di quali tipi di carne e di quali sistemi di lavorazione si sta realmente parlando quando si punta il dito contro la carne. Basti pensare agli Usa, dove il consumo di prodotti a base di carne è superiore del 60% superiore all’Italia e dove l’utilizzo di ormoni e di altre sostanze atte a favorire la crescita degli animali è considerato del tutto lecito.

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