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ASCOLI PICENO – I vitigni marchigiani hanno contribuito alla svolta storica del 2015 che, dopo anni, ha visto risalire le vendite delle bottiglie nei supermercati italiani. In cima alla classifica dei vini che hanno avuto il maggior incremento si piazza la Passerina, con un aumento record del 34,2% di acquisti, mentre il Pecorino conquista il terzo posto, grazie a un balzo in avanti del 19,9 per cento, poco dietro il Ripasso veneto.

AL VINITALY – Questo è quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Marche presentata al Vinitaly di Verona dove al proprio stand, nel Centro Servizi Arena (corridoio tra i padiglioni 6 e 7) è stata aperta la prima mostra dei vini che hanno avuto in maggior incremento delle vendite in Italia nel 2015. La speciale top ten evidenzia risultati sorprendenti con un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani che premiano anche negli acquisti di vino le produzioni legate al territorio. “E’ proprio puntando sui vitigni autoctoni e sul territorio che è stato possibile portare avanti un percorso verso la qualità che sta dando oggi i suoi frutti in termini di visibilità del nostro vino – sottolinea Tommaso Di Sante, presidente di Coldiretti Marche -. Lo confermano i risultati ottenuti al Vinitaly ma anche la crescita di fenomeni come la vendita diretta in cantina e nei mercati degli agricoltori e dell’enoturismo”.

LA TOP TEN – Nella top ten troviano: Passerina (Marche), Valpolicella Ripasso (Veneto), Pecorino (Marche e Abruzzo), Nebbiolo (Piemonte), Marzemino (Trentino), Traminer (Trentino), Negroamaro (Puglia), Custoza (Veneto), Vernaccia di San Gimignano (Toscana), Syrah (Internazionle).

OCCHIO ALLE ESPORTAZIONI – Se i risultati di Passerina e Pecorino e, in generale, dei vitigni a km zero rappresentano l’ennesimo segnale di crescita del settore, resta la preoccupazione per la tagliola che potrebbe arrivare dall’Ue sulle esportazioni, rendendo più difficile la vita alle aziende che in questi anni hanno puntato sull’estero. L’Unione Europea sta lavorando ad una nuova definizione di piccolo produttore di vino, escludendo quanti esportano, che perderebbero cosi tutti i benefici di semplificazione, con obbligo anche all’utilizzo del documento doganale informatizzato. Un danno che colpisce gran parte del sistema vitivinicolo regionale che dovrebbe affrontare i ritardi provocati dal nuovi carichi burocratici con pesanti costi aggiuntivi per le tantissime imprese di dimensioni ridotte che hanno puntato sui mercati stranieri.

 

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