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Post sisma, a più di tre anni dall’evento che sconvolse il Centro Italia la ricostruzione si rivela ferma.

Da un lato, la macchina burocratica e amministrativa che si è rivelata totalmente inadatta a fronteggiare un’emergenza simile, dall’altro le scarse domande di contributo presentate dai privati (sulle circa 80 mila domande di contributo attese, si stima che solo il 13% dei danneggiati abbia presentato domanda e, sul totale delle presentate, il 61% è ancora in istruttoria).

L’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori, denuncia la situazione, accusando lo Stato di discrepanza tra fatti e parole e di non essere in grado – o di non volere – mettere in moto le azioni previste dai decreti legge. D’altro canto, però, l’Ance punta il dito anche contro l’inedia dei privati: la ricostruzione delle abitazioni con danni lievi (la cosiddetta ricostruzione leggera) stenta a partire, anche se per le domande presentate la situazione non è incoraggiante: sono pochi i cantieri aperti, mentre la cifra di quelli ultimati è irrisoria.

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Post sisma, i dati sulla ricostruzione

I governi che si sono succeduti in questi anni hanno messo a disposizione 2,16 miliardi per la ricostruzione, e su questa cifra ne sono stati spesi solo 49 milioni (2,42% del totale), destinati ad interventi per lo più ancora in fase di progettazione. La cifra degli oltre 2 miliardi deriva da stanziamenti pubblici, sommati ai 33 milioni degli sms solidali inviati dai cittadini (che sono stati destinati a 95 interventi) e dai 158 milioni destinati alla ricostruzione dalla Camera dei Deputati negli ultimi due anni. Più nel dettaglio, le cifre previste per la ricostruzione sono 300 milioni per le scuole, 40 milioni per le chiese, 197 milioni per 277 progetti di edilizia pubblica, 100 milioni contro i dissesti idrogeologici, 199 milioni per 207 opere pubbliche, 891 milioni per 631 cantieri e poco meno di 400 milioni per il recupero dei beni culturali. In totale si tratta di quasi 3 mila interventi per un ammontare di poco più di 2 miliardi di euro.

Le operazioni previste, almeno per lo smaltimento delle macerie sono ovviamente complesse, vista anche la loro mole (si è calcolato che le macerie da rimuovere siano state, in tutto, più di 2 milioni e mezzo di tonnellate), ma la lentezza della burocrazia ha fatto sì che le procedure si dilazionassero nel tempo in maniera non consona e spesso gli enti locali si sono rivelati impreparati a gestire e predisporre efficaci piani di smaltimento e ricostruzione.

Gli interventi previsti nel territorio del Centro Italia, e finanziati, sono 2291, ma in tre anni e mezzo ne sono stati ultimati soltanto 15 e quasi tutti riguardano edifici scolastici. Insomma, è stato svolto solo lo 0,65% del totale dei lavori. Più nel dettaglio, 11 progetti sono stati ultimati, 4 sono quasi terminati, uno è ancora in fase di avvio e 3 hanno subito rallentamenti.

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