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Emergenza Coronavirus, l’appello del presidente Piccola Industria di Confindustria Marche, Gianni Tardini, in merito alle difficoltà delle imprese nell’affrontare l’emergenza Coronavirus.

“L’unico modello possibile per uscire dalla crisi, lo dimostrano i dati, è quello di quei Paesi che hanno messo in campo risorse importanti e tecnologie: totale incondizionato sostegno al sistema sanitario, alla diagnostica e strumenti finanziari per gli imprenditori, grandi e piccoli”.

“Abbiamo bisogno di misure concrete per superare la crisi finanziaria che colpirà come uno tsunami il sistema delle imprese e dei lavoratori da qui ai prossimi mesi. Occorre urgentemente immettere liquidità perché purtroppo finita l’emergenza molte aziende non avranno più la forza per riaprire”.

Emergenza Coronavirus, Tardini: attenzione all’economia 

Tardini si rivolge anche a quanti hanno accusato Confindustria di essere responsabile nella diffusione del virus in quanto contraria alla chiusura delle aziende.

“E’ molto semplice plaudire alle scelte che tutelano il diritto alla salute – chiosa il presidente di Piccola Industria Marche – ma non si può far finta di ignorare quello che queste misure comporteranno: disoccupazione, disfacimento del tessuto produttivo e nel peggiore dei casi forti tensioni sociali.

Tutti coloro che oggi invocano chiusure a tappeto senza entrare nel merito di quale sia la posizione di taluna o talaltra produzione nella catena delle essenzialità, senza sapere se è importante valutare anche in un momento come questo la riconversione verso attività di interesse nazionale, come quella di supporto al sistema sanitario, non hanno a cuore il futuro di nessuno”.

E sull’adozione dei codici ATECO come unico parametro che sancisce la possibilità di continuare l’attività produttiva, il presidente aggiunge: “Chi produce suole di gomma dovrebbe rimanere aperto se la sua produzione è rivolta a calzature sanitarie; oppure un’azienda che produce per automotive ma che rifornisce anche componentistica per il settore aereo non dovrebbe chiudere, e che dire delle aziende che producono gel igienizzanti che sono inquadrate nei cosmetici?”

“Il rischio è altissimo – conclude – per tutti. Sono già stati segnalati casi di aggressioni verbali anche a molti lavoratori per strada, inclusi quelli del sistema sanitario, e ciò è intollerabile. E’ inaccettabile che passi il messaggio che sia colpa dei lavoratori o degli imprenditori se il sistema sanitario italiano non è stato adeguatamente e per tempo preparato ad affrontare questa emergenza.

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Confindustria Centro Adriatico, le misure da mettere in campo

A livello nazionale Confindustria ha condiviso i fini del Dpcm del 22 marzo, ossia garantire alle persone i beni e i servizi essenziali: alimentari e farmaci, forniture e servizi per ospedali, fermando però il resto delle produzioni. Secondo l’Istat circa il 56% delle imprese deve chiudere, a a tale cifra vanno sommate le aziende che hanno già chiuso volontariamente o ridotto significativamente la propria attività per mancanza di domanda. “Siamo molto preoccupati per la nuova e ulteriore stretta sulle attività produttive. Siamo convinti che nella maggior parte delle attività c’erano, e ci sarebbero ancora oggi, le condizioni per poter proseguire il lavoro in sicurezza, analogamente a quanto avviene nelle filiere di interesse strategico ed essenziale. Ma è inutile polemizzare, ora bisogna agire” aggiunge Mariani.

Il Governo sta lavorando a un nuovo decreto che unisca il rinvio delle tasse agli incentivi economici per 50 miliardi di euro. “Il nodo principale da affrontare è quello della liquidità. Chi ha chiuso per scelta o perché obbligato deve avere delle garanzie per poter rispondere ai pagamenti impellenti e per gestire i costi fissi che l’impresa ha, ma che non fatturando è impossibilità a sostenere. Un’azienda che non produce non può farsi carico di nulla al pari di qualunque sistema: se non ci sono entrate, non possono esserci uscite”.

A questo si aggiungono altre chiare richieste: un rapido e semplice accesso alla cassa integrazione, che non può essere anticipata dalle imprese, dovendo queste già fare i conti con il calo della liquidità; dilazione delle scadenze fiscali e contributive; linee di credito a breve e lunga scadenza per ogni tipologia di impresa, grande e piccola; fondo di garanzia per onorare gli impegni.

“La salute è per noi al primo posto, l’imprenditore ha a cuore i suoi dipendenti, i suoi collaboratori: nessun business farebbe mai mettere a rischio la sicurezza delle persone. Ma l’imprenditore deve guardare al domani, al futuro, alla ripartenza perché il lavoro ai suoi dipendenti lo vuole garantire” concludono i vertici di Confindustria Centro Adriatico.

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