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Coronavirus, ormai è quasi certo che il Paese non ripartirà dopo Pasqua: gli italiani, per uscire nuovamente dalle proprie case, dovranno attendere il passaggio dei ponti di 25 aprile e 1 maggio.

Con il nuovo dpcm, che dovrebbe essere varato entro domani, sabato 11 aprile, le chiusure saranno probabilmente prorogate per altre 3 settimane, fino a domenica 3 maggio, individuando lunedì 4 maggio il giorno per la ripartenza. Si pensa che la riapertura di alcune attività, considerate a basso rischio, possa essere prevista già da martedì 14 aprile, rispettando le adeguate misure di protezione individuale e distanziamento sociale; si tratterà, in ogni caso, di riaperture di imprese legate alle filiere produttive essenziali (alimentare, farmaceutica e sanitaria), ma anche altri ambiti ad esse connessi, come manifattura e agricoltura.

Il premier Conte ha sottolineato in diverse occasioni che la cosiddetta fase 2, di graduale ripartenza e convivenza con il virus, verrà gestita lentamente e a tappe, con estrema cautela: il timore è di assistere ad una seconda ondata di contagi.

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Coronavirus, cosa prevede il nuovo dpcm?

Dopo Pasqua sembra che riapriranno solo librerie, cartolibrerie (rispettando gli ingressi scaglionati dei clienti e tutti i protocolli di sicurezza che in questo mese abbiamo imparato a conoscere) e qualche produzione a basso rischio legata al comparto alimentare e sanitario. Il Comitato Tecnico Scientifico in un rapporto ha segnalato il livello di rischio per i differenti tipi di attività lavorativa, classificandolo alto, medio o basso. Alto per attività che implicano uno stretto contatto interpersonale: settore ristorativo, estetico, ma anche dentisti e personale scolastico; gli uffici sono classificati tra i lavori di media pericolosità e, infine, tra le attività con l’indice più basso, quelle contabili, legali, assicurative, immobiliari, di raccolta e smaltimento rifiuti, di consulenza, di riparazione, e certi comparti del settore industriale e agricolo. Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità, durante la consueta conferenza stampa della Protezione Civile, ha specificato che la fase 2 di ripartenza sarà nazionale e non regionale. 

I cittadini, invece, per allentamenti sui divieti di uscita e di spostamento dovranno con ogni probabilità attendere il mese di maggio: nelle prossime tre settimane potranno uscire solo per motivi lavorativi, di necessità o per fare la spesa.

Mentre da un lato i renziani, tra cui il ministro dell’Agricoltura Bellanova, sono convinti che sia impossibile aspettare che il rischio sia a zero per ripartire e che quindi sia possibile iniziare a riaprire qualche attività in zone con livelli bassi di contagio, dell’opinione opposta sono i sindacati, a favore della proroga. “Con la salute a rischio non c’è economia e non c’è sviluppo”, ha sottolineato Boccia, ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, proseguendo: “La nostra vita futura sarà diversa da quella che avevamo prima dell’emergenza sanitaria Covid”.

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