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Ascoli Calcio: il presidente bianconero Carlo Neri, sulle colonne del Corriere dello Sport, rilascia delle dichiarazioni su diversi argomenti: coronavirus, allenatore e sistema calcio in generale.

Ascoli Calcio, ecco le parole del presidente Neri

“Il calcio è da sempre una mia passione – parte in questo modo l’intervista che il presidente Neri concede oggi al Corriere dello Sport -. Nelle giovanili della Roma ero un numero 10, in squadra anche Agostino Di Bartolomei. Poi un infortunio, mi sono buttato sulla teoria e ho preso il patentino da allenatore, risultando primo al corso. Ho iniziato con i ragazzi, finchè il lavoro non mi ha portato altrove”.

Inevitabile affrontare la questione allenatore: “Stellone? E’ una questione che stiamo valutando nel suo complesso, di certo per lo stile del club ne parleremo prima con lui che con i media – risponde Neri – Abascal nuovo eventuale sostituto? Lui è un nostro tesserato e ci auguriamo che resti a lungo avendone intravisto le qualità”.

Il presidente bianconero effettua poi,  una panoramica sull’emergenza Coronavirus, con tutte le conseguenze che potranno verificarsi: “Ripresa dei campionati? Il Coronavirus, è evidente, stravolgerà le nostre vite. In qualunque modo ci sarebbero degli scontenti e di conseguenza dei ricorsi legali. Per sintetizzare, annullare tutto potrebbe apparire ingiusto e ognuno avrebbe da recriminare. Avrebbero, insomma, ragione tutti. In effetti è stata una sosta più lunga di quella che solitamente i calciatori fanno in estate, dove peraltro in qualche modo si tengono in allenamento, mentre adesso a casa possono farlo solo parzialmente.

Con la vita non si fanno compromessi, noi come Ascoli ci adegueremo alle decisioni che prenderanno gli organi competenti. Auspichiamo di ricominciare presto, ma siamo in piena emergenza sanitaria e dovremo assecondare le decisioni di “Mister Virus”. Un problema che si risolve solo trovando la soluzione, in questo caso il vaccino. La forchetta dei contagi da 100 si sta lentamente, molto lentamente, approssimando allo zero. Però qualsiasi soluzione può essere solo un compromesso.

Sia chiaro, il mondo del calcio non sarà mai più lo stesso – ha aggiunto Neri -. Cerco di essere realista. Un istituto di ricerca ha fatto uno studio dichiarando che per tornare alle condizioni economiche ante-virus serviranno almeno 13 anni. D’altronde, chi immagina più uno stadio pieno? Da qui il calo degli incassi, ma anche del merchandising, le possibilità degli sponsor e dei diritti tv. Potrebbe anche essere un’occasione per una rivisitazione profonda del sistema. Il calcio, sebbene sia la quarta industria in Italia incidendo per il 7% del Pil, è un’azienda importante ma fragile, priva di un modello sostenibile di business. Perchè investe capitali ingenti a fronte di perdite certe a fine esercizio.

Stipendi? Per il futuro l’introduzione del salary cap sarà inevitabile, ma con garanzie previdenziali più significative per i calciatori, che hanno una carriera breve. Andrà introdotto, inoltre, anche l’obbligo di utilizzo dei giovani con un contratto di apprendistato che dia loro sicurezze. Serve, insomma, una rivoluzione copernicana. Bisogna renderci conto che stiamo parlando di una crisi mondiale, con decine di migliaia di morti, non si tratta solo di una crisi economica come il fallimento della Lehman Brothers. Tra l’altro qui non è scoppiata una bolla finanziaria – conclude Carlo Neri -. E’ stato intaccato il tessuto produttivo del mondo. Quindi, noi del calcio, mettiamoci coraggio, innovazione e soprattutto buon senso”.

 

Foto presa dal sito italianewsonline.it

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