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Settore moda, per l’emergenza il sistema territoriale che fa capo alla Cna Picena è arrivato a quota 250 mila mascherine prodotte a settimana, il che vuol dire che in poco più di un mese di emergenza la produzione ha superato un milione di pezzi. La maggior parte delle piccole imprese artigiane è attiva per la produzione di queste mascherine di materiale tessile, come il cotone, che servono a proteggere gli altri e sono quasi sempre lavabili e riciclabili; molte altre aziende, tuttavia, si stanno attrezzando anche per le mascherine da usare come strumento di protezione personale, soprattutto in ambienti di lavoro, e che necessitano di test e autorizzazioni più complesse.

“Ma per la moda la partita per il futuro delle imprese si gioca soprattutto sulla ripartenza della filiera e sulla possibilità, in tutta sicurezza, di procedere per approntare le prossime collezioni”, rileva la Cna Picena.

“Vedere le nostre città deserte con tutte le saracinesche abbassate è impressionante. Sapere che una mascherina sarà l’unico accessorio indispensabile e che non ci abbandonerà per chissà quanto tempo, è destabilizzante. Ma dobbiamo reagire, in particolar modo devono
reagire le nostre imprese con il sostegno e l’aiuto concreto di tutti. Ora dire che sia necessaria liquidità per ripartire è un eufemismo, considerare e pensare che i soli finanziamenti previsti da soli possano risolvere la questione, appare decisamente improprio”, prosegue Moira Amaranti, presidente nazionale della Calzatura di Confartigianato Imprese.

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Settore moda, i rischi della mancata ripartenza

“Il nostro settore della moda è un’industria stagionale. I passaggi produttivi e commerciali sono molto rigidi, rigorosamente di sei mesi in sei mesi. Ovvero, si parte con nuove collezioni che vanno presentante, vendute e consegnate. Se non riapriremo le nostre aziende entro il 20 di aprile, o comunque nell’immediatezza di questa data, non avremo i tempi tecnici per consegnare le produzioni autunno/inverno 2020/2021 che vanno pubblicizzate entro luglio in tutto il mondo. E, allo stesso modo, difficilmente potremo produrre in tempo utile le collezioni primavera/estate 2021. A questo si aggiunge un rischio ancora maggiore, ovvero che chi non trova le nostre produzioni di filiera le vada a cercare in altre parti del mondo. E una volta che questo è accaduto nessuno ci può garantire che torni da noi quando saremo nuovamente operativi”, spiega Doriana Marini, imprenditrice sanbenedettese e vice presidente nazionale e presidente regionale di Cna Federmoda Marche.

“Ritengo sia oggi indispensabile che le nostre imprese possano fare affidamento, in maniera adeguata e con la specificità per ogni tipologia di settore, sia sulle provvidenze regionali come quelle già messe in campo dalla nostra Regione e dalla Camera di Commercio, ma soprattutto su quelle statali ed europee a fondo perduto. Non significa certo prolungare l’agonia, ma far ripartire in maniera sana e duratura le imprese virtuose e con spiccate progettualità. Sarebbe altresì importante poter recuperare la nostra competitività a livello mondiale con un adeguato abbassamento dei costi fiscali sulle nostre qualificate maestranze, prevedendo al contempo un bonus economico per i nostri lavoratori. Si potrebbe inoltre agire per incentivare i consumi con la riduzione dell’imposta sul valore aggiunto per i prossimi 12 mesi”, è l’appello di Moira Amaranti, che prosegue: “E’ fondamentale poter riaprire subito, nel rispetto ovviamente di tutte le misure di sicurezza, perché rimandare ancora significherebbe perdere ulteriormente e, per alcuni definitivamente, la capacità di ripresa”.

Settore moda Ascoli, la produzione di mascherine

Intanto l’azione di solidarietà e riconversione del settore procede in tutto il Piceno: “Abbiamo avviato un’azione che ci inorgoglisce per l’utilità sociale messa in campo dai nostri artigiani e anche perché ha contributo e sta contribuendo a dare motivazione e a non far stare con le mani in mano imprenditori e maestranze. Da imprenditrice del settore provo comunque a ragionare con i parametri di chi fa moda. Per questo la produzione deve rispettare tutti i canoni di sicurezza ma anche quelle peculiarità, nell’uso di materiali e anche – non dobbiamo vergognarci a dirlo perché come Paese siamo maestri del bello e del ben fatto – nell’estetica e nella comodità d’uso, visto che con questi accessori sicuramente dovremo conviverci per abbastanza tempo”, spiega Arianna Trillini, imprenditrice ascolana del settore moda, vice
presidente dell’Associazione e portavoce per il Piceno di Cna Federmoda.

“Ricordo che la nostra Associazione è stata tra le prime a fornire assistenza alle proprie imprese per la produzione di mascherine, tanto che ad oggi si possono contare 21 aziende del nostro territorio che lavorano alacremente su questi prodotti. Stiamo inoltre accompagnando 6 di queste imprese al riconoscimento della certificazione CE delle mascherine e dei camici necessari contrastare il virus. Molte aziende inoltre ci stanno richiedendo l’utilizzo del 100% Made in Italy che, in base alla legge 166/2009 Art.16, permette di attestare che l’intero processo produttivo sia avvenuto interamente in Italia, a garanzia del consumatore. Oggi più che mai sarà fondamentale farsi riconoscere ed acquistare prodotti italiani per favorire una rinascita che sia decisa e immediata”, aggiunge Paolo Capponi, responsabile Export per Confartigianato Imprese.

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