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“I dati sui flussi turistici di cui ha parlato a San Benedetto Maurizio Mangialardi sono falsati e non correttamente esposti”. A dichiararlo in una nota ufficiale è Guido Castelli, responsabile nazionale per le autonomie locali di Fratelli d’Italia e candidato nel collegio di Ascoli Piceno per le elezioni regionali delle Marche di fine settembre.

Il primo cittadino di Senigallia Maurizio Mangialardi, in occasione dell’inaugurazione della sede elettorale dei candidati del Partito Democratico nella provincia di Ascoli, ha dichiarato che la sua Senigallia ha superato San Benedetto del Tronto per quanto concerne le presenze turistiche ufficiali nelle Marche del 2018.

Castelli contro Mangialardi sul turismo

“Bisogna ricordare che Senigallia ha circa 13 chilometri di spiagge – aggiunge Castelli-. Se raffrontiamo quei dati a quelli dei comuni del nostro litorale che rientrano nella stessa fascia chilometrica, ovvero San Benedetto del Tronto, Grottammare e Cupra Marittima, siamo ben sopra, di oltre 450mila presenze turistiche annue”.

Castelli ha poi voluto ricordare che Senigallia, città amministrata dal candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, ha pure “usufruito della promozione turistica finanziata con i soldi del terremoto e comunque collegata ai piano di rilancio post sisma”.

La polemica di Guido Castelli

Al vetriolo la chiusura del responsabile per le autonomie locali di Fdi: “Se fossi in Mangialardi farei attenzione a fare raffronti di questo genere- precisa Castelli-. I sambenedettesi ancora ricordano che nel 2009, quando il porto di Senigallia necessitava di dragaggio, i fanghi e i sedimenti furono scaricati proprio in una vasca del porto di San Benedetto”.

Ancora oggi, infatti, il Comune di San Benedetto del Tronto sta aspettando che “qualcuno operi il dragaggio del porto ma nessuno degli “amici” del nord delle Marche si ricorda di quella graziosa “concessione” che fecero i sambenedettesi”, chiosa Castelli.

“Se vuole fare propaganda politica nella nostra provincia, Mangialardi tenga a mente che il Piceno non è più disponibile ad essere considerato la Cenerentola delle Marche”.

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