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Ricostruzione: dopo mesi in cui la situazione sanitaria non ha permesso di organizzare riunioni in presenza, i comitati del Coordinamento si sono confrontati in videoconferenza.

All’ordine del giorno una relazione sullo stato della ricostruzione privata nelle varie zone, in netto ritardo per quel che riguarda la ricostruzione pesante, anche se passi in avanti sono stati fatti per quella leggera.

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Ricostruzione: la situazione è ancora critica

Dalla videoconferenza è emerso che su alcuni territori c’è addirittura il rifiuto di applicare le ordinanze del commissario Legnini da parte degli uffici tecnici comunali o delle Usr, anche perché spesso mancano gli organici all’interno degli uffici, tanti che il commissario, in alcuni casi, è intervenuto anche direttamente nei confronti degli uffici per la loro incapacità di comprendere o aggiornare le loro conoscenze.

A livello generale, la ricostruzione è sicuramente più facile nelle zone periferiche delle cittadine danneggiate di più grande dimensione, molto meno nei centri storici. I Programmi Straordinari di Ricostruzione sono andati avanti solo sulla carta: “la ricostruzione pubblica è completamente indietro, se non assente” hanno sottolineato i Comitati del Coordinamento, proseguendo amaramente: “L’atteggiamento dei tecnici ritarda la presentazione dei progetti, ben conservati nei loro cassetti.  In parte essi hanno timore di procedere all’autocertificazione, in parte hanno difficoltà di comprensione o inesperienza nell’applicazione delle ordinanze”.

Dall’incontro è poi emerso che le vecchie abitazioni, soltanto danneggiate e non distrutte, costruite col sistema dei muri a sacco hanno difficoltà di finanziamento per un recupero sismico veramente efficace, anche utilizzando il bonus 110% e che in alcune zone importanti – come Amatrice o Accumoli – da parte dei comuni non c’è trasparenza e reale coinvolgimento della popolazione  e delle associazioni.

La situazione economica in relazione alla ricostruzione

Riguardo alla applicazione del bonus 110%  si riscontra una difformità di recepimento della norma nella interpretazione dei tecnici Usr e dell’agenzia delle entrate. Questa difficoltà porta al timore di non poter avere la giusta copertura prevista dall’ordinanza, come quello che il bonus non possa essere utilizzato nelle zone terremotate a causa dei tempi  lenti della ricostruzione.

Durante la conferenza si è valutato di proporre a tutte le Regioni una relazione programmatica di ZES che sia improntata a dei principi chiari e riconoscibili: le zone maggiormente danneggiate devono ricevere maggiori benefici rispetto a quelle meno danneggiate. Sarebbe non utile invece, secondo il Comitato, istituire Zone Franche Urbane dove si distribuiscono finanziamenti, impiegando grandi risorse economiche, in zone alla periferia del cratere dove non è necessario. Su questo argomento esistono già, ad esempio nella Regione Marche, delle proposte fatte da un gruppo di professionisti, aderenti alle associazioni di categoria, che hanno preso l’iniziativa chiedendo incontri istituzionali: “vogliamo confrontarci con loro per estendere in modo unitario quelle proposte nelle altre Regioni”.

Ricostruzione: l’appello del Comitato

“Alla fine di questo confronto riteniamo opportuno richiedere al Commissario uno sforzo ulteriore nell’intervenire a livello locale nei confronti di sindaci, uffici comunali e USR, laddove si manifestassero le maggiori resistenze nell’applicazione delle sue ultime ordinanze. Intendiamo affiancare questa sua azione dando pubblicità e voce mediatica ai ritardi, alla indifferenza e agli ostacoli burocratici nel cammino della ricostruzione. Se necessario intendiamo utilizzare anche strumenti di pressione legale o amministrativa” sono state le parole conclusive della videoconferenza.

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