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Con la diffusione delle nuove varianti del coronavirus sappiamo bene che purtroppo la situazione non tende a fermarsi. L’arrivo dei vaccini potrebbe cambiare il quadro, ma secondo alcuni esperti  la campagna vaccinale contribuirà a migliorare il processo ma coloro che rischierebbero maggiormente di essere contagiati saranno le fasce più giovani.

Ecco cosa contiene il report da loro realizzato.

Coronavirus, le ipotesi degli esperti sull’evoluzione della pandemia

Alcuni esperti come Enrico Bucci  si sono espressi in merito a come la pandemia causata dal diffondersi del Covid-19 possa ancora diffondersi e come possa evolversi. Anche  tre ricercatori americani delle università di Atlanta e della Pensylvania hanno realizzato un report  in cui descrivono le circostanze che porterebbero a un SARS-CoV-2 endemico.

Secondo i loro studi, la somministrazione dei vaccini potrebbe sì contribuire a rallentare il processo di diffusione e di contagio ma allo stesso tempo coloro che rischierebbero maggiormente di essere infettati sono i  più giovani e i bambini, anche se per quest’ultimi il rischio di contagio sarebbe basso, comunque contribuirebbe alla diffusione del virus.

“Il nostro modello, che incorpora questi componenti dell’immunità, ricapitolando sia l’attuale gravità dell’infezione da SARS-CoV-2 sia la natura benigna, suggerendo che una volta raggiunta la fase endemica, visto che l’esposizione primaria è nell’infanzia, SARS-CoV-2 potrebbe divenire non più virulento del comune raffreddore. Prevediamo un risultato diverso da un Coronavirus emergente che causa una grave malattia nei bambini. Questi risultati rafforzano l’importanza del distanziamento sociale durante il lancio del vaccino pandemico, spingendoci a valutare gli scenari per continuare la vaccinazione nella fase endemica” hanno spiegato.

Insomma secondo gli esperti, il coronavirus potrebbe così evolversi, spostando la sua diffusione dagli anziani, che nel frattempo hanno acquistato l’immunità, ai più giovani; per questo sarà importante mantenere sempre il distanziamento sociale riducendo così il contagio.

Come riporta il report,”Si prevede che le reinfezioni negli individui più anziani siano comuni durante la fase endemica e contribuiscano alla trasmissione ma in questa popolazione allo stato stazionario, gli individui più anziani, che sarebbero a rischio di malattia grave da un’infezione primaria, hanno acquisito l’immunità che riduce la malattia dopo l’infezione durante l’infanzia. Il passaggio dalle dinamiche epidemiche a quelle endemiche è associato a uno spostamento nella distribuzione per età delle infezioni primarie a gruppi di età inferiore. Questa transizione può richiedere da pochi anni a pochi decenni, a seconda della velocità con cui si diffonde l’agente patogeno. Il tasso di diffusione, misurato da R0, è determinato da una combinazione di proprietà virali e dalla frequenza dei contatti sociali e può quindi essere ridotto col distanziamento sociale. 

Rallentare l’epidemia attraverso misure di distanziamento sociale che riducono R0 vicino a 1 appiattisce la curva,dei casi, ritardando così le infezioni e prevenendo precocemente la maggior parte dei decessi, offrendo un momento [strategico] per lo sviluppo di un vaccino efficace. Se l’immunità indotta dal vaccino è simile a quella indotta dalle infezioni da Coronavirus umani comuni, il vaccino può inaugurare il regime endemico più rapidamente” .

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