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Nonostante in questo momento l’Ascoli calcio non attraversi la sua miglior stagione, le memorie delle belle annate degli anni ’80 e ’90 nella provincia marchigiana fanno ancora sognare i tifosi bianconeri. Invischiata attualmente nella lotta per non retrocedere, la società ascolana ha vissuto varie stagioni nella massima serie calcistica italiana, ossia la Serie A, togliendosi inoltre diverse soddisfazioni importanti.

Il più grande merito che l’Ascoli ha avuto, tuttavia, è stato quello di aver fatto esplodere in Italia il talento da goleador di Oliver Bierhoff, attaccante tedesco che dopo l’esperienza nelle Marche è stato capace di arrivare fino alla vittoria dell’Europeo del 1996 con la sua nazionale.

Prelevato inizialmente dall’Inter, la squadra attualmente  favorita alla vittoria dello Scudetto secondo le quote delle scommesse online di Betfair, nell’estate del 1991, il centravanti teutonico, non molto apprezzato per le sue doti tecniche, fu girato all’Ascoli in prestito per poi essere riscattato dall’allora presidente Costantino Rozzi. L’amore tra Bierhoff e la ridente Ascoli fu immediato e il panzer germanico si rese fin da subito protagonista di una serie di stagioni di altissimo rendimento in Serie B, campionato del quale fu capocannoniere nell’annata 1992-93 grazie alle 20 reti messe a segno.

Molto bravo nel gioco aereo e dotato di una mira precisa sotto porta, Bierhoff fu notato dall’Udinese, squadra bravissima a scovare talenti per farli rendere al meglio, e fu acquistato dalla società friulana nell’estate del 1995 per 2,5 miliardi delle vecchie lire. Sotto la guida di Alberto Zaccheroni, il tedesco visse la sua evoluzione definitiva, diventando un terminale offensivo di altissimo livello come dimostrato nelle tre annate disputate allo stadio Friuli. Nella stagione 1997-98, ossia la sua ultima all’Udinese, l’ex Ascoli realizzò ben 27 reti diventando così il capocannoniere del campionato italiano con due reti di vantaggio su un fenomeno assoluto come Ronaldo dell’Inter, arrivato l’estate prima dal Barcellona. 

All’Udinese l’attaccante che in Italia si era fatto notare in Serie B con la maglia dei Picchi diventò un centravanti di livello continentale, come avrebbe poi fatto vedere a tutti in occasione della finale dell’europeo già citato, quando dopo essere entrato dalla panchina segnò due reti consentendo alla Germania di battere in rimonta una Repubblica Ceca fino a quel momento lanciatissima. Il suo percorso era in notevole discesa, come avrebbe poi confermato l’acquisto da parte del Milan, che con Bierhoff come terminale offensivo avrebbe poi conquistato uno Scudetto nel maggio del 1999 dopo una splendida rimonta sulla Lazio, la squadra più forte in quel periodo. In grado di fare ottimamente da sponda ma anche efficacissimo negli ultimi metri, il centravanti teutonico fu fortemente voluto da Zaccheroni sia all’Udinese sia al Milan, e riuscì a dimostrare quanto il suo contributo in zona goal fosse importante. 

Adesso dirigente sportivo della nazionale tedesca, squadra con la quale ha disputato da calciatore ben 70 partite nelle quali andò a segno in 37 occasioni, Bierhoff ricorda ancora con piacere i suoi anni da matricola ad Ascoli, dove tutti a loro volta sognano le sue grandi giocate. 

 

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