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Davide Tutino è professore di storia e filosofia in un liceo di Roma, membro di Resistenza Radicale e referente laziale del sindacato FISI.

Sospeso dopo l’introduzione dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico, ha iniziato lo scorso 31 dicembre uno sciopero della fame. Dopo questa azione ha ottenuto un’esenzione, rifiutandosi di trasformarla in green pass.

Le sue azioni di dissenso si basano sul principio della lotta non violenta e sulla (ri)affermazione del corpo e della sua inviolabilità, in un momento in cui la società sembra andare in tutt’altra direzione.

Davide Tutino
Davide Tutino

Davide Tutino: l’intervista

Salve Professore. Partiamo da una domanda generale: secondo lei, come può la filosofia aiutarci a “sopravvivere” nella situazione in cui siamo?

Il ruolo principale della filosofia è aiutare l’uomo a porsi domande. L’uomo, del resto, è in se stesso una domanda ed è diverso dagli altri esseri viventi non perché migliore, ma perché porta dentro di sé un quesito che recita più o meno così: “Perché le cose sono in questo modo?”. L’essere umano, quindi, interroga il mondo e se stesso dall’alba dei tempi, cosa che le altre creature non fanno. La filosofia è dunque una forma di educazione a questa domanda che l’uomo odierno sta smettendo di porsi, con il rischio di rinunciare alla sua condizione e di ridursi al ruolo di macchina, schiavo egli stesso degli strumenti che ha creato. Se l’uomo non tornerà a rifletttere presto su quale sia la strada da percorrere, questa sarà scelta da una componente non più umana, che lo userà totalmente.

Lei sta portando avanti un’azione di protesta contro le logiche attualmente in vigore in Italia, a partire dal green pass. Cosa pensano i suoi studenti di quanto sta accadendo? E come hanno preso i suoi gesti?

Gli studenti non sono tutti d’accordo con me e ne sono felice: se fosse il contrario, sarei stato un pessimo professore. Tuttavia, sono consapevoli di poter parlare con me apertamente del tema. Rispetto alla situazione nelle scuole, le norme in vigore sono punitive, niente hanno a che fare con il lato sanitario. Sono tecniche di punizione e tortura psicologica, dirò di più: userei l’aggettivo “militare”. Tecniche di tortura militare applicate alla popolazione civile per piegare la volontà e causare una sorta di sindrome di Stoccolma, facendo provare alle vittime talmente tanto dolore da convincerle a gettarsi volontariamente nelle braccia del carnefice. Quarantena, green pass e mascherine a questo servono. Nessuno nega il problema sanitario, il fatto è che su di esso si è costruita una strategia politica atta a piegare militarmente la popolazione e a disumanizzarla, trasformando uomini relativamente liberi in schiavi, con il solo scopo di produrre, consumare, obbedire, morire.

Cosa significa combattere in maniera non violenta le logiche in vigore in Italia?

Significa non smettere mai di ricordare che i metodi che si usano per lottare prefigurano i fini: è questo il principio della non violenza. Se si lotta con forza bruta ci si abbassa al rango di chi ci ha ridotto a combattere. Per questo dobbiamo tentare di muovere una grande forza con una piccola forza, come fa Archimede con la sua leva. Aggiungerei anche che alla lotta non violenta serve rigore scientifico, poichè procede per tentativi ed errori. A differenza della violenza, che si muove tra errori ed orrori.

Che ruolo riveste il corpo – e la sua integrità – in questa battaglia?

La prima forma di disobbedienza a questo potere illegittimo è l’affermazione del corpo, sin da subito oggetto di una famelica brama di espropriazione da parte del regime. Espropriare il corpo nel nome dell’emergenza significa sradicare la coscienza dalla sua abitazione. Nel momento in cui siamo in sciopero della fame, in Duran Adam (in turco “Uomo in Piedi”: consiste nello stare fermo in piedi davanti a luoghi simbolici come forma di dissenso) o disobbediamo entrando in luoghi proibiti, affermiamo con i nostri corpi il diritto, che non può essere difeso solo a parole. Attualmente, le parole sono il terreno dell’avversario violento, sono quel qualcosa che ha mosso la propaganda. Noi ormai siamo dotati solo di un’ultima forza: il corpo. Anche la guerra che ci è stata mossa è iniziata isolando i corpi, geniale mossa per indebolirci e separarci. L’unica risposta che possiamo dare a questo lockdown spirituale dei corpi consiste nell’incarnare una nuova forza politica, renderla quindi carne, non solo parole.

Quindi la sua azione di sciopero della fame si inscrive in questo contesto.

Sì, è un’azione atta a riaffermare la sovranità della coscienza sul corpo, sottraendolo a chi tenta di espropriarlo. Serve anche a rappresentare fisicamente a chi ci sta affamando il risultato della sua opera, come in uno specchio. Si tratta di un gesto fatto di fronte non solo al potere ma anche a tutti i concittadini, affinché si rendano conto di chi si sono fatti complici e affinché possano essere aiutati a disobbedire. È una resistenza anche al trattamento sanitario obbligatorio di stato, cioè la vaccinazione. Il mio è, forse, l’unico caso conosciuto di esenzione da un trattamento sanitario obbligatorio a causa di uno sciopero della fame. Senza dubbio un precedente importante, la Pfizer stessa ha dovuto ammettere per iscritto la potenziale pericolosità dell’inoculazione durante il digiuno. Siamo quindi riusciti a sottrarre ai medici il famoso scudo penale e a farli tornare in contatto con la loro responsabilità e con la loro coscienza, mettendoli in condizione di rispondere delle loro azioni, come era nella medicina delle origini, prima della nostra medicina di stato.

Lei dunque ha ottenuto un’esenzione da vaccino, rifiutandosi però di trasformarla in green pass. Perché ha preso questa decisione?

Mi sono rifiutato perché hanno tentato di impormi un obbligo che viola tante altre normative. La scuola, secondo la legge sull’autocertificazione, non può chiedere un documento che già possiede. Un decreto, perciò, non può invalidare un atto medico precedente, si tratta di un abuso che rifiuto totalmente. Sarà il giudice a dimostrare l’illegittimità di questo atto. Se sarò sospeso, poi i burocrati ne risponderanno. Dobbiamo attivare la legge, la magistratura non è stata interpellata ancora abbastanza e potrebbe essere il sistema immunitario del Paese.

Lei è anche membro di Resistenza Radicale ed è sindacalista della FISI. Ci dice qualcosa su queste due organizzazioni?

La FISI (Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali) è estremamente preziosa, è l’unico sindacato che abbia difeso l’integrità dei corpi, mentre gli altri sindacati erano impegnati a venderli ai padroni. Sono dell’idea che gli italiani vi si debbano iscrivere perché è un sindacato forte e libero in grado di far crollare una dittatura, come è successo in Polonia con Solidarność.

Resistenza Radicale è invece un gruppo di azione non violenta basata sulla disobbedienza civile che si sta allargando in tutta Italia per costruire un esercito di soldati non violenti. Credo che questo regime non possa resistere a un sindacato forte e coeso che rivendica i capisaldi del diritto e della Costituzione. I cittadini devono dare forza a questo Comitato di Liberazione Nazionale affinché riunisca tutte le forze che vogliono liberare il Paese dal nuovo totalitarismo.

Professore, le faccio un’ultima domanda: quale lettura consiglierebbe in questo periodo a un giovane italiano?

Io adoro Collodi e se dovessi scegliere una lettura adatta a questo periodo sceglierei Pinocchio: la storia di un burattino che vuole smettere di esserlo e che vuole diventare di carne. Per raggiungere il suo obiettivo Pinocchio non si piange addosso, non reclama i suoi diritti a vuoto, ma impiega sudore e fatica, fino a salvare il proprio padre facendosi egli stesso suo garante e genitore ancor prima che figlio. Figlio di carne e sangue, degno di essere libero.

Davide Tutino
Davide Tutino

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