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La pala Madonna con Bambino e santi Rocco e Severino, attribuita per lungo tempo a Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio, ha trovato la giusta paternità. Sul Bollettino dell’Arte del Ministero della Cultura, infatti, è stato pubblicato uno studio di  Gianni Papi, grande conoscitore ed esperto della pittura del Seicento, dal titolo: “La vera paternità della pala ritornata a San Severino dalla pinacoteca di Brera: nuove riflessioni su Baccio Ciarpi”.

Madonna

Madonna con Bambino e santi Rocco e Severino. Tela custodita nella chiesa di San Rocco a San Severino Marche attribuita definitivamente a Baccio Ciarpi (1574 – 1654)

Madonna con Bambino e santi Rocco e Severino

Gianni Papi aveva attribuito la parternità dell’opera al Ciarpi da tempo.  “La pala della chiesa di San Rocco a San Severino – aveva scritto in un saggio – costituisce una scoperta molto importante. Si tratta, infatti, di uno dei dipinti più rilevanti di Baccio Ciarpi collocabile, anche per le evidenze documentarie, intorno al 1618. Cioè durante gli anni che sono decisivi per l’attività del pittore. Il periodo in cui Ciarpi ha come giovane allievo Pietro da Cortona che dovette risentire molto degli insegnamenti del maestro nella sua fase giovanile. Come dimostra anche questo notevole dipinto”.

Quanto annunciato nel breve saggio, reso noto all’indomani del ritorno della tela a San Severino Marche, viene dunque confermato appieno. L’opera apparterrebbe  in maniera incontrovertibile a Baccio Ciarpi. Ovvero Lorenzo Bartolomeo Ciarpi, nato a Barga nel 1574 e morto a Roma nel 1654.

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Ricollocazione della pala del Ciarpi nella chiesa di San Rocco di San Severino Marche

Madonna con Bambino e santi: dal Pomarancio al Ciarpi

“La pala era giunta a Brera il 3 ottobre 1811 – spiega Papi –  e poco tempo dopo, a seguito di una lettera di richiesta datata al 29 maggio 1815, venne inviata in deposito nella chiesa di Santo Stefano a Osnago. E nel paese comasco ancora si trovava quando, alla fine del 2020, la Pinacoteca di Brera decise di rimandarla a San Severino Marche. Per farla così tornare nella chiesa da dove fu prelevata dai funzionari napoleonici.  La tradizionale attribuzione a Roncalli ha avuto fortuna per secoli, ma già Ileana Chiappini di Sorio, nella sua monografia dedicata al Pomarancio, escludeva la possibilità di una paternità del pittore”.

Lo studioso, che cita anche le scoperte dello storico settempedano Raoul Paciaroni, restituisce quindi la pala al suo autore, rinvenendo nel dipinto “chiari elementi stilistici del linguaggio di Ciarpi”.  “La pala di San Severino – scrive Papi –  si inserisce bene, con la data 1617–1618, dopo il ciclo di tele per Santa Lucia in Selci, del 1614. E, più o meno contemporaneamente, alla grande pala d’altare di San Silvestro all’Aquila, col Battesimo di Costantino, datata 1617”.

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