Sono stata invitata a parlare con la V B del plesso di Malaspina dopo che hanno affrontato la differenza di genere in occasione di un testo argomentativo su maschi e femmine. In un’ora si è aperto uno spaccato su quello che è la società di oggi e i miei interlocutori sono stati attenti, costruttivi ed acuti. Abbiamo iniziato confrontandoci sulle differenze (fisiche, di aspetto e di comportamento) per arrivare alla conclusione che maschi e femmine sono diversi solo per il loro apparato riproduttivo. Infatti, guardando alla storia, abbiamo riflettuto sulle parrucche, i trucchi e le calzamaglie portate dagli uomini ed abbiamo anche constatato che il romanticismo non appartiene solo alle femmine così come i videogiochi e il calcio non sono solo prerogativa dei maschi.
LA LEZIONE – Abbiamo definito, così, cosa sono gli stereotipi e come le abitudini si consolidano nel tempo e si trasformano in standard comportamentali. Ne abbiamo concluso che siamo tutti diversi, per fortuna, altrimenti la nostra vita sarebbe piatta e solitaria, sarebbe come parlare a noi stessi davanti ad uno specchio.
A questo punto abbiamo ricordato i principi della nostra Costituzione (che in 5^ B ben conoscono grazie all’aiuto di un’avvocata) per chiarire che siamo tutti uguali davanti alla legge e che, quando diciamo di essere tutti uguali, intendiamo che lo siamo perché abbiamo stessi diritti e stessi doveri.
La conversazione è scivolata inevitabilmente sul lavoro e sui diritti e doveri di donne ed uomini in questo campo (è questo il mio lavoro come Consigliera di Parità) per soffermarci sul lavoro domestico.
Abbiamo improvvisato un sondaggio e ne è scaturito che, su 21 famiglie, solo 6 padri e un nonno cucinano; nelle pulizie si cimenta un solo padre e lavare i panni o stirare è prerogativa esclusiva delle donne. Su 21 mamme sono 14 quelle che lavorano anche fuori casa e 3 hanno lasciato il lavoro dopo la nascita dei figli. La conclusione condivisa è stata che se i padri non si occupano della casa è perché non sono stati abituati a farlo ….. anche questo è uno stereotipo!
Ci siamo soffermati, poi, sull’assonanza dei termini e della lingua italiana ragionando sull’uso del neutro tanto presente, invece, nella lingua inglese che ben distingue femminile, maschile e neutro. Se il maschile di maestra ci suona è perché un tempo c’erano soprattutto maestri e pochissime maestre (a differenza di oggi) mentre parlare di avvocata, ministra, sindaca ci suona ancora strano ma, hanno detto, “è solo questione di abitudine”.
Complice il fatto che ero ospite della maestra d’italiano abbiamo fatto una riflessione sull’uso dei termini di paragone ed è stato facilissimo far emergere che dire “le femmine possono fare le stesse cose dei maschi” o “i maschi possono fare le stesse cose delle femmine” non solo non ha lo stesso significato ma, ogni volta, mette un genere in posizione di supremazia rispetto all’altro e questo non è corretto. È giusto dire che “i maschi e le femmine possono fare le stesse cose” così non si discrimina nessuno!
Un’ora estremamente produttiva e gratificante in cui abbiamo dato una bella picconata agli stereotipi sperando di contribuire ad una società migliore!
Paola Petrucci, consigliera di parità della Regione Marche