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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Stasera alla terrazza del Circolo Nautico alle ore 21.30 l’atteso appuntamento con Edoardo Albinati e il suo libro “Vita e morte di un ingegnere”, nell’ambito delle serate degli incontri con l’autore organizzati da Mimmo Minuto de La Bibliofila, con l’aiuto dell’amministrazione comunale in collaborazione con aziende ed enti partner quali la Provincia, l’associazione I luoghi della scrittura, il Circolo Nautico Sambenedettese, Leggere 54, gli hotel Progresso e  Calabresi, la Bcc Picena e la banca popolare di Spoleto, Troiani e Ciarrocchi e Servizi Italia.

IL LIBRO – “A cosa serve un padre? E cosa resta di lui se non un mito? C’era una volta un’Italia attiva e industriosa, attraverso cui scorrazzavano sulle loro Alfa Romeo uomini di multiforme ingegno: gli imprenditori. L’ingegner Albinati era uno di questi, prototipo di una razza al tempo stesso serissima e scanzonata, di pionieri del benessere e fumatori accaniti. Ma la sua spinta vitale all’improvviso cambia di segno trasformandosi in malattia, che lo divora e se lo porta via in nove mesi, in una paradossale gestazione al contrario. Vita e morte di un ingegnere racconta il decadimento fisico e le ossessioni, le vane speranze, e poi tentennamenti, slanci e rimorsi. In una memoria di crudele precisione, nutrita di tutto il risentimento e dell’amore che si può nutrire verso un padre che non hai abbracciato una sola volta in vita tua, Edoardo Albinati ricostruisce la lunga fuga di un uomo talentuoso attraverso i corridoi del boom economico, i doveri della famiglia, le aspirazioni segrete e indicibili, e infine il male che obbliga a chiedersi: chi sono? Cosa ho vissuto a fare? Chi ho amato veramente?

Ritrovato il ritratto del padre in frantumi, Albinati ha provato pazientemente a ricomporlo. Inseguendone la parabola umana negli anni dell’affermazione e poi nel doloroso epilogo, le sue pagine ridanno vita a una generazione di uomini instancabili che hanno costruito e al tempo stesso disfatto la loro vita, pagando questa impresa con un’incolmabile distanza dai propri figli. E così mette in scena l’esperienza più comune e al contempo meno comunicabile della vita – il rapporto con chi ci ha generato -, sospesa tra conoscenza intima e irriducibile estraneità, relazione primaria e selva misteriosa; lo stesso mistero che avvolge ogni tassello fondamentale della nostra esistenza, questo Edoardo Albinati atto inarrestabile tra la nascita e la fine”.