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ASCOLI PICENO – Tra le polemiche innescate dal cosiddetto “Decreto fare” arriva anche la voce di Confartigianato Imprese di Ascoli Piceno e Fermo. Secondo Francesco Silvi e Guido Capriotti, rispettivamente presidenti delle categorie Edilizia ed Impiantisti della Confartigianato interprovinciale, concordano con quanto Rete Impresa Italia ha denunciato: “Deve essere cancellato l’emendamento al decreto del fare che rischia di dare il colpo di grazia a molte imprese già messe a dura prova da una crisi che sembra non avere fine”.

Dopo l’approvazione nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, questo emendamento dispone che tutte le imprese appaltatrici e subappaltatrici, al fine di ottenere il pagamento dal proprio cliente appaltatore, sono costrette a chiedere all’ufficio provinciale dell’Agenzia delle Entrate di competenza il “Documento unico di regolarità tributaria”, destinato ad attestare l’assenza di debiti tributari alla data del pagamento. “Con un procedimento paradossale – sottolineano i dirigenti associativi – si chiede alle imprese di comunicare periodicamente all’Agenzia delle entrate i dati delle buste paga al fine di consentire alla stessa Agenzia di accertare che le imprese sono in regola con il fisco”.

La novità introdotta dall’emendamento appare tanto più incomprensibile in quanto è inutile ai fini delle verifiche sul corretto versamento delle ritenute. L’obbligo per le imprese di versare le ritenute è indipendente dal diritto del contribuente di scomputarle dalla propria dichiarazione, una volta ottenuta la certificazione. E gli interessi dei lavoratori a ottenere salari e contributi contrattuali sono integralmente tutelati da un’analoga norma del “decreto Biagi”.

Proseguono i due presidenti di categoria della Confartigianato di Ascoli Piceno e Fermo: “Abbiamo chiesto ai nostri dirigenti nazionali di Confartigianato di manifestare tutto il disappunto per una norma che non aiuta nessuno: né lo Stato, né le imprese né i lavoratori. Nel momento in cui le imprese chiedono semplificazione burocratica come il pane e in quasi tutti gli Stati europei si stanno tagliando tempi e costi della burocrazia, nel nostro Paese avviene l’esatto contrario. C’è ancora spazio nella discussione in Senato per eliminare una nuova stortura del sistema, uno dei nodi da sciogliere da parte della maggioranza che governa il Paese”.