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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – In merito all’istituzione delle Case dell’Acqua e all’approvazione del regolamento avvenuto lo scorso 30 ottobre, il Movimento Cinque Stelle riflette sulla concezione di acqua pubblica come bene comune al primo punto della “Carta di Firenze” e un fondamento cardine degli aderenti al Movimento. L’approvazione del regolamento comunale per l’attivazione del servizio di erogazione di acqua potabile in due postazioni cittadine offre il fianco a delle puntualizzazioni.

 

Le case erogheranno acqua proveniente dal nostro acquedotto, ma trattata e filtrata; procedimento per il Movimento Cinque Stelle che non promuoverebbe il consumo dell’acqua del rubinetto, ritenuta per altro una delle migliori d’Italia. Inoltre, la presenza di sponsor e video pubblicitari presenti sugli schermi delle strutture e dei cartelli allontanerebbero la concezione di acqua pubblica, cedendo il posto all’anima del commercio ancor più avvalorato dalla necessità di una card a pagamento per usufruire del servizio. Una novità che non convince assolutamente i Cinque Stelle tanto da riconoscere l’esigenza di altre iniziative che stimolino e incentivino l’utilizzo dell’acqua del proprio rubinetto e magari migliorare le attuali fontanelle gratuitamente fruibili. E infine un affondo a quel Pd che al tempo del referendum per l’acqua pubblica si unì in corsa alla campagna “ha aderito in realtà a cose fatte”.

 

Proprio a proposito, a seguito del risultato referendario, “la Ciip deve ancora effettuare la cancellazione della remunerazione del 7% del capitale investito caricata impropriamente sulla bolletta pagata da noi cittadini, senza alcun riferimento a qualsiasi logica di reinvestimento atto al miglioramento qualitativo del servizio”, chiosa il Movimento fedeli al no alla privatizzazione dell’acqua e ai profitti sull’acqua.