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Ogni società ha le proprie regole e vive attraverso le sue dinamiche, che vengono tacitamente accettate da chi cresce al suo interno. In una comunità ortodossa israeliana, tali paradigmi coinvolgono anche la sfera matrimoniale, ed è in questo contesto che si sviluppa la storia della regista esordiente Rama Burshtein. Shira (Hadas Yaron), figlia diciottenne di un rabbino, sogna come tutte le sue coetanee il momento del matrimonio, seppur deciso dalla sua famiglia con un ragazzo a lei sconosciuto. Quando però sua sorella muore di parto, lasciando il vedovo Yohai (Yiftach Klein) da solo con il neonato, l’evento viene rimandato, e Shira si dedica insieme a sua madre alla cura del piccolo. A Yohai viene quindi proposta una nuova donna, ma il rischio che seguendola porti con sé suo figlio in Belgio spinge la madre di Shira a chiedere a sua figlia di sposarlo.

La ragazza si trova così ad affrontare il dubbio tra volontà, sogni e responsabilità. Fill the void, riempire il vuoto. Così recita il sottotitolo del film. Il vuoto non è soltanto quello fisico dato dalla morte improvvisa della sorella di Shira, ma è quello dell’anima di una ragazza sospesa tra ciò che sogna e ciò che le viene richiesto, perché anche in un contesto di regole accettate c’è una voce interna che vorrebbe rispondere diversamente. “Perché vuoi sposarmi?” – “Perché è ciò che si deve fare”.

L’esordio cinematografico della regista israeliana è un quadro intenso che va oltre la rappresentazione di una comunità religiosa. I riti, le liturgie e i dogmi sono lo sfondo dal quale emergono dinamiche sentimentali che non conoscono limiti geografici o culturali. L’attenzione si sposta quindi dalla vita della comunità ai tormenti che travolgono i membri della comunità stessa.

In quest’ottica, il tempo si fa dilatato e i dialoghi si riducono all’indispensabile, mentre i primi piani vengono messi in risalto da una luce che sembra quasi voler attraversare i volti e dare sostanza ai pensieri.

Il risultato è un film intenso e toccante, delicato ed intimo, capace di mettere lo spettatore in condizione di porsi domande che esulano dal semplice e già ampiamente trattato tema del confronto culturale.

REGIA: Rama Burshtein

ANNO: 2012

GENERE: Drammatico

DURATA: 90 minuti

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