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ASCOLI PICENO – Presentata alla Libreria Rinascita “La valorizzazione dei vitigni autoctoni piceni”, il progetto che mette a sistema istituti scolastici, università, enti di settore e aziende, per innovare la tradizione vitivinicola del nostro territorio, rendendolo sempre più preparato e competitivo in ambito internazionale. Il Consorzio Universitario Piceno, promotore dell’iniziativa, lancia una call pubblica rivolta a tutti i soggetti potenzialmente interessati, come per esempio Assenologi e il Centro Agroalimentare, per definire insieme un percorso, già avviato, che sfoci in un operation group.

Risponde alla chiamata la Regione Marche, con l’intervento del dirigente regionale del Servizio Agricoltura Forestazione e Pesca, Roberto Luciani, che dopo un quadro nazionale che vede una superficie di oltre 17mila ettari in vigneti per le Marche, di cui più di 6mila solo nella provincia di Ascoli Piceno, “la più vivace”, rinnova la disponibilità dell’ente a sviluppare sinergie. Interessanti e positivi anche i dati sulla produzione, pari a un milione 200 mila quintali di uva, da cui 900 mila / un milione di ettolitri di vino, di cui 500 mila di origine doc, la metà provenienti da Ascoli Piceno, e in particolare Offida.

Altra soddisfazione proviene dall’export, che registra un aumento costante annuo del 10%, accreditando il settore vitivinicolo il primo dell’economia agricola marchigiana. “Queste performance – prosegue Luciani – basano il loro fulcro sulla riscoperta, tra gli anni Novanta e il Duemila, dei vitigni autoctoni piceni, in primis passerina e pecorino”. “Auspichiamo – chiosa il presidente del CUP, Achille Bonfigli – all’attuazione di una dinamica operativa, una buona pratica che possa esser d’esempio”, sottolineando l’esigenza di fare formazione di alta qualità, dotandosi di una struttura politecnica in grado di fare rete e produrre formazione a prodotto.

Grande disponibilità ottenuta da diversi attori del territorio: gli istituti superiori, Ulpiani, Fermi e Mazzocchi, l’Università Politecnica delle Marche, con la quale è in allestimento un protocollo d’intesa – come ricorda la dott.ssa Adele Flinco, delegata del Rettore – e i produttori hanno deciso di unirsi per lavorare sulla filiera, concentrandosi particolarmente sulla formazione per la spumantizzazione dei vini piceni, per preparare i futuri tecnici e aumentare il livello di competitività nei nuovi mercati, russo e cinese, oltre quello europeo. Fondamentale per l’internazionalizzazione è la fusione di tradizione, innovazione e ricerca.

E’ quanto sottolineato anche dal preside della Facoltà di Agraria, Bruno Mezzetti, che vede nella spumantizzazione il processo innovativo della tradizione vitivinicola picena. Le Marche hanno una tradizione nel settore che va preservata e valorizzata, evidenzia Mauro Mario Mariani, comunicando la salute, educando alla salute, che passa assolutamente per la nostra tavola, calice di vino compreso.

Il progetto di valorizzazione dei vitigni autoctoni piceni, attraverso la spumantizzazione con metodo classico e la distillazione delle basi spumante e dei sottoprodotti, è partito e procede a velocità di crociera, sempre aperto a nuove collaborazioni, come illustra Roberto Bruni, docente di viticoltura ed enologia all’istituto tecnico Agrario Ulpiani, fucina operativa dei processi che porteranno alla realizzazione dei prodotti vitivinicoli, insieme all’istituto tecnico Tecnologico Fermi che si occuperà della tracciabilità delle bottiglie in tutte le fasi della commercializzazione, e all’istituto tecnico linguistico Mazzocchi, che curerà l’internazionalizzazione del prodotto finito. La fase di commercializzazione inizierà nei prossimi mesi con il vino base per mistrà e la grappa, bisognerà aspettare la primavera 2016 per la commercializzazione della passerina e del pecorino spumantizzati, 100% made in Piceno. Avremo pazienza, intanto il progetto continua.