Articolo
Testo articolo principale

GROTTMMARE – “La schizofrenia decisionale della burocrazia italiana mi costringe, per aver seguito dal nascere questa grande opera, a intervenire”, sono queste le parole di Luigi Merli, sindaco grottammarese dal 2003 al 2013, alla notizia del diniego della Soprintendenza per Beni architettonici e paesaggistici delle Marche sulla realizzazione di Anima. Lo stop ai lavori è riconducibile alla volontà di conservare il carattere campestre e agreste della zona interessata che racchiude – stando alle parole del documento – una “forte valenza di rapporti con il mare in uno scambio di intervisibilità continua” tralasciando però che tra il mare e la struttura ci sono il l’autostrada, la statale e la ferrovia.

Non è la prima volta che la Soprintendenza interviene nel Piceno; è accaduto per i dehors di Piazza Arringo, per il villino Petrocchi di San Benedetto e ora anche per Anima a Grottammare. Ma qual è il ruolo della Soprintendenza e perché è intervenuta? A spiegarlo è la sezione ascolana di Italia Nostra che entra nel merito della funzione degli organi di tutela che non svolgono una semplice attività burocratica. Si potrebbe dire, piuttosto, che la Soprintendenza esercita una funzione fondamentale e insostituibile di tutela dell’integrità del territorio e delle sue più pregiate componenti paesaggistiche, in applicazione del principio fondamentale richiamato dall’art 9 della Costituzione”.

Il già alto livello di occupazione di suolo e la cementificazione della fascia costiera non dovrebbero rappresentare le condizioni per il prodursi di nuovi interventi più consistenti nel territorio. È con questa premessa che la sezione di Italia Nostra non accetta le critiche mosse alla Soprintendenza ed esprime, invece, il suo sostegno e il suo più caloroso apprezzamento per la preziosa attività di tutela di un patrimonio irripetibile e irriproducibile.

Ma ai fautori del progetto Anima la questione non va giù. “Cambia il Soprintendente, null’altro è mutato, e a distanza di tre anni le autorizzazioni avute diventano carta straccia per il nuovo Soprintendente“. In effetti, la fase di studio è stata lunga e la Soprintendenza, nella persona dell’architetto Miriam Pompei e del soprintendente Cozzolino, aveva dato il consenso alla realizzazione del polo progettato da Bernard Tschumi, uno dei più importanti architetti viventi e alla sua prima opera in Italia.