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CASTEL DI LAMA – Cosa sono gli italiani, oggi. Il rapporto del Censis ci disegna come esemplari di puro cinismo che vivono in un Paese con un ampio capitale umano dissipato. E non è servita l’inchiesta Mafia Capitale per averne la conferma. Era già cosa nota.
L’incontro di ieri sera, tenutosi nella sala consiliare di Castel di Lama, dà la possibilità di comprendere la portata di questa definizione lapidaria, “capitale umano dissipato”, che poi è in parte simile al titolo di un bel film di Paolo Virzì sulla deriva finanziaria del mondo produttivo e imprenditoriale italiano.

L’INCONTRO – Tanti lavoratori, presenza politica insufficiente. Sui volti di chi ha perso il lavoro si avverte la tensione: si aspetta trepidanti una parola, una speranza, la formula risolutiva. Solo che quest’ultima, ora, sembra non esserci. La tavola rotonda organizzata dall’amministrazione comunale in collaborazione con Usb e Comitato dei Disoccupati, ha visto la partecipazione di molti ex lavoratori impiegati nelle industrie della zona industriale di Campolungo. Forte la componente dei disoccupati di Ascoli capoluogo. A confrontarsi con loro, oltre al sindaco Francesco Ruggieri, Andrea Quaglietti dell’Usb, Olimpia Angelini del Comitato dei Disoccupati, l’emissario del vescovo e incaricato della pastorale del lavoro Mario Sirocchi, il consigliere di Colli del Tronto Francesco Falleroni, il consigliere provinciale Silvano Evangelisti, il rappresentante Ugl, il sindaco di Appignano del Tronto Nazzarena Agostini, l’assessore regionale Antonio Canzian, l’onorevole Luciano Agostini.

Obiettivo dei promotori “costruire un gruppo di lavoro che favorisca un progetto di crescita intercettando fondi esterni per far ripartire l’impresa, per lo sviluppo del turismo, dell’agroalimentare, delle cooperative di lavoro, della piccola impresa, degli artigiani” ha ricordato Quaglietti.
La crisi e il lavoro che non c’è, su cui l’attuale Papa ha impostato gran parte dei suoi ultimi discorsi, sarà anche al centro di un incontro presieduto da Monsignor Giovanni D’Ercole, l’11 dicembre presso la chiesa di san Marcello in Ascoli. Sirocchi ha tenuto a precisare che è aperto a tutti e il vescovo ascolano sarà affiancato per l’occasione da quello sambenedettese, Monsignor Bresciani.

LE TESTIMONIANZE  – In mezzo al pubblico, ieri, le rappresentanze dei lavoratori di aziende multinazionali che hanno chiuso i battenti. Riconoscibili per la loro t-shirt rossa, le lavoratrici dell’Haemonetics che da un anno e mezzo presidiano lo stabilimento all’interno del piccolo container lungo l’asse attrezzato. “Non ci fa paura il potere – dice Serena Fanini -, il potere siamo noi cittadini. Siamo in completa solitudine, la politica è stata assente e ora vorrebbero toglierci anche l’ultima speranza: il nostro presidio. Noi abbiamo protestato per salvaguardare il nostro lavoro, quel prodotto etico che producevamo, le sacche per il sangue che, adesso, saranno fatte in Paesi come la Malesia, lontani da qui”.
Ma all’incontro non c’era solo Serena, energica ex lavoratrice di una multinazionale, ma anche Cesare: “Sono sette anni che sono disoccupato, sono un giardiniere – ha affermato – nessuno mi fa lavorare. Non riesco a reimpiegarmi, nemmeno con i bandi emessi dalla Provincia; anno scorso il mio Isee era al limite e non sono rientrato nella possibilità di accedere a un tirocinio. Ho seguito dei corsi, ma poi potrò lavorare?” Cesare, 51 anni, ti stringe il cuore. La voce flebile, incerta, emozionata è il simbolo degli invisibili, di quelle persone abbandonate ormai a se stesse, troppo giovani per andare in pensione, troppo vecchie per essere considerate produttive.

LA POLITICA – “No, Cesare – gli risponde Nazzarena Agostini -. Non posso farti lavorare nel mio Comune, perché non mi sono dati i fondi necessari per farlo”. La sindaca di Appignano è visibilmente toccata dalla testimonianza e usa parole tanto profonde quanto inamene. “Tra Dio e i disoccupati c’è una Terra di Mezzo. Noi siamo l’effetto collaterale di una politica sbagliata. Siamo troppo piccoli e la crisi è troppo grande. Flettere significa essere flessibili, ma quanto ancora ci dobbiamo piegare?” si chiede, e continua: “la politica ha smesso di fare quello che dovrebbe e noi sindaci ci ritroviamo ogni giorno ad affrontare le difficoltà dei nostri cittadini. Sono profondamente in imbarazzo perché stasera non ho risposte”. La lucida considerazione di Nazzarena Agostini prende atto di una situazione apodittica; una soluzione, se esiste, è forse tardiva e costringe tutti noi a rivoluzionare il modo di pensare, di essere e lavorare.

Sulla stessa lunghezza d’onda Antonio Canzian, che però rivendica i tentativi della Regione di trattare con la multinazionale Haemonetics e gli incentivi introdotti per far fronte ai bisogni delle famiglie coinvolte. Per l’assessore regionale sono due le direttrici su cui muoversi d’ora in poi: “Primo, ripensare il modello produttivo a livello locale. Secondo, proteggere coi mezzi disponibili coloro che perdono il lavoro”.
Qualche soluzione prova ad avanzarla Luciano Agostini: “l’unità delle organizzazione sindacali è una condizione indispensabile per operare. Inoltre, stasera manca la rappresentanza degli imprenditori con cui bisogna discutere”.
L’onorevole propone diversi spunti da cui poter ripartire, piccoli varchi per uscire dal tunnel. Uno è legato all’importanza delle infrastrutture: “La terza corsia si è fermata a Pedaso. Il sistema infrastrutturale è importante per portare lavoro e crearlo. Bene parlare, per esempio, di potenziamento della mobilità dolce, ma altrettanto necessario è potenziare le infrastrutture”.
Per Agostini importanti segnali sembrano arrivare dalla nuova Provincia: “2,6 milioni di euro sbloccati dall’Anas; 2 milioni possono venire dal recupero dei patti territoriali tramite i quali si può operare il risanamento delle strade e la riconversione e costruzione di opere pubbliche”.
Per Agostini necessaria è la formazione di un’idea condivisa. Senza obiettivi comuni di lavoro e impresa, non si va da nessuna parte.
Un cenno anche al problema rifiuti: “Rimango contrario alla sesta vasca ma dobbiamo rifare il piano di smaltimento qui, non sono d’accordo col portarli all’estero”, l’onorevole si rivolge a Ruggieri che insieme al vicesindaco Re e il comitato locale anti inquinamento hanno proposto a D’Erasmo il trasferimento dei rifiuti fuori dai confini italiani.
Segnali positivi arrivano dall’agricoltura: “è l’unico settore che dà un export positivo e su cui si può investire”. Infine un appello al mondo dell’impresa e creditizio – con riferimento alla Fondazione Carisap – affinché si uniscano insieme alla politica per trovare soluzioni congiunte che destinino risorse alle reali priorità del territorio.

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