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ROMA – A nulla sono valse rivolta e fiaccolata, la Prysmian non torna indietro e conferma la volontà di chiudere lo stabilimento di Ascoli Piceno, dicendosi anche disposta a rinunciare a 14 milioni di euro di finanziamenti europei al tavolo con i sindacati e le istituzioni al ministero dello Sviluppo. È quanto si apprende da fonti sindacali. La ex Pirelli cavi garantisce investimenti negli altri stabilimenti italiani dove sarebbe pronta a ricollocare i circa 120 dipendenti di Ascoli. Alla riunione ha partecipato il ministro Federica Guidi e si è conclusa con l’impegno a mantenere aperto il tavolo ministeriale fino al raggiungimento di una soluzione condivisa. Intanto il governo, sempre secondo fonti sindacali, ha chiesto che si apra un confronto sul piano sociale e lavora per arrivare nelle prossime settimane a un accordo di programma per Ascoli con investimenti per la reindustrializzazione. L’azienda sarà chiamata a contribuire. Il ministro Guidi ha ribadito che il governo continuerà a ricercare soluzioni che tutelino l’occupazione e il territorio. Il tavolo tornerà a riunirsi di nuovo al MISE nei prossimi giorni e si procederà alla definizione di un accordo di programma per favorire la reindustrializzazione di un’area in difficoltà economica.

LE REAZIONI – Sbigottito il sindaco di Ascoli, Guido Castelli: “è una decisione paradossale, chiudono lo stabilimento di Ascoli, quello che va meglio”. Castelli spiega all’Ansa di aver chiesto al governo di riconoscere la zona come area di crisi industriale complessa per arrivare a un programma di riqualificazione con fondi per la reindustrializzazione. Interviene anche Paolo D’Erasmo: “non possiamo sostenere in nessun modo la chiusura della Prysmian, stiamo scivolando tra le province peggiori dal punto di vista dell’occupazione. La situazione sta diventando esplosiva dal punto di vista sociale. Siamo una zona al confine con il Sud Italia ma non beneficiamo degli aiuti e dei finanziamenti per il Mezzogiorno”. Inaccettabile è invece il commento di Gian Mario Spacca: “l’annuncio dell’azienda lascia esterrefatti” afferma in una nota. ”Si vuole chiudere uno stabilimento strategico e tra i più produttivi. Una contraddizione in termini. Siamo accanto al Governo nazionale affinché, fino all’ultimo, siano compiute tutte le iniziative e si possa arrivare a una diversa soluzione che salvaguardi occupazione e unità produttiva. E’ fondamentale e urgente che finalmente si elaborino strumenti di protezione e di rilancio di un territorio così duramente colpito, attraverso l’elaborazione di un accordo di programma per Ascoli. Come Regione siamo disponibili a fare la parte che ci compete”. “Noi diciamo al Governo di ritirare quei contributi pari a 32 milioni di euro, e con queste risorse investire sul sito ascolano, trovando nuovi compratori che possano rilanciare e far proseguire l’attività della fabbrica”, afferma Andrea Quaglietti, segretario regionale dell’Usb.

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